Inizierà il prossimo 22 marzo il processo che vede imputati 3 dei 4 agenti di polizia locali ritenuti colpevoli di avere rapito e consegnato a fine gennaio 2018 i tre italiani Raffaele Russo, Antonio Russo e Vincenzo Cimmino, tutti di Napoli, ad un boss del Cartello 'Jalisco Nueva Generacion' (Cjng) di Ciudad Guzman. La prima udienza nello Stato messicano di Jalisco si sarebbe dovuta tenere oggi alle 17 ma a causa di problemi legali il giudice è stato costretto a rinviare, come ha reso noto il legale dei tre scomparsi, l'avvocato Claudio Falleti, che la scorsa settimana, insieme con Francesco Russo, figlio, fratello e cugino, rispettivamente, di Raffaele, Antonio e Vincenzo, ha tenuto una riunione da remoto con la Comision Nacional de Busqueda, la commissione che si occupa della ricerca delle persone scomparse. "Finora non è emersa nessuna corrispondenza tra il Dna dei tre napoletani scomparsi in Messico e i resti umani finora scoperti nello stato di Jalisco dove, poco più di tre anni fa, si sono perse le tracce di Raffaele Russo, Antonio Russo e Vincenzo Cimmino, rapiti e consegnati a un boss del Cartello Jalisco Nueva Generacion da quattro poliziotti”, ha detto l'avvocato Claudio Falleti. La vicenda dei tre napoletani, continua ad essere circondata dal mistero, visto che il mandante del rapimento, José Guadalupe Rodriguez Castillo (alias 'El 15' o 'Don Luque'), sarebbe stato vittima di un agguato mortale. Sul suo reale decesso però c’è chi nutre dubbi visto che il cadavere non è stato mai ritrovato. Le famiglie ritengono che i loro congiunti siano ancora vivi, confortati dagli esiti negativi delle comparazioni finora eseguite tra il Dna degli italiani e i quello dei cadaveri trovati in Messico negli ultimi anni.
Messico: slitta al 22 marzo l'inizio del processo sugli italiani scomparsi
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