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Nel mentre sui social dell’ex premier avviata un’iniziativa per smontare le accuse della commissione

Jospeh Muscat, l’ex premier maltese, ha reso testimonianza per circa cinque ore davanti alla Commissione d'inchiesta indipendente da lui stesso nominata nell'autunno 2019, su pressione del Consiglio d'Europa e della comunità internazionale, per valutare se lo stato maltese avesse fatto tutto il possibile per evitare l'assassinio della giornalista Daphne Caruana Galizia. All'inizio della seduta l’ex primo ministro ha letto una dichiarazione in cui ha affermato che la Commissione aveva "miserabilmente fallito il suo scopo" perché negli ultimi 12 mesi si sarebbe trasformata in un "esercizio di curiosità" e, su spinta dell'opposizione, si sarebbe concentrata nell'analizzare "i comportamenti del governo in carica e non il funzionamento dello Stato maltese, che non è nato nel 2013 e le cui mancanze sono il risultato di decenni di eredità di tanti diversi governi". Mentre Muscat parlava in aula, il suo profilo Facebook ha lanciato una ventina di commenti pubblici sulla sua stessa testimonianza. Muscat "ha persino assunto qualcuno per screditare l'inchiesta”, ha commentato Tahhew Caruana Galizia, uno dei figli della giornalista uccisa. Rispondendo alle domande dei membri della Commissione (ma non a quelle dei legali della famiglia, con i quali gli avvocati dell'ex premier si sono spesso scontrati durante il dibattito) Muscat ha, tra tante altre cose, ammesso di aver saputo che il suo capo di gabinetto, Keith Schembri, ed il suo ministro, Konrad Mizzi, avevano conti offshore a Panama legati ad affari con Yorgen Fenech (il tycoon arrestato lo scorso anno ed accusato di essere il mandante dell'assassinio), ma di aver creduto alla versione che non avessero nulla a che fare con fatti di corruzione legati alla centrale elettrica di Malta ed al contratto di fornitura di gas dall'Azerbaigian. Muscat ha anche sottolineato che le notizie pubblicate dalla giornalista sul conto Egrant che la moglie dell'ex premier avrebbe aperto a Panama "si sono rivelate la più grande bugia di Malta". Le indagini di polizia hanno accertato che quella parte del dossier, ricevuto dalla Caruana Galizia da mani russe, era falsa (compresa la presunta firma di Michelle Muscat). L'ex premier ha inoltre puntualizzato, come sintetizza il titolo di apertura del Times of Malta online, che "Daphne è stata uccisa quando era diventata irrilevante", perché Muscat dopo la pubblicazione delle accuse si dimise, ma a sorpresa stravinse anche le successive elezioni anticipate arrivando a conquistare un'ampia maggioranza assoluta. Infine Muscat ha sostanzialmente ammesso di aver commesso errori di giudizio nei confronti di Schembri e Mizzi.

Fonte: Ansa

Foto © Imagoeconomica

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