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Il 5 Ottobre l'arringa degli avvocati Ariel Noli e Adrián Krmpotic (*1), rappresentanti dell’accusa, (Lordkipanidse, Walsh e membri dell'Associazione di Ex detenuti Desaparecidos), ha dato un certo sollievo a molti parenti e vittime del terrorismo di stato, soprattutto dopo aver ascoltato l’arringa della difesa nelle settimane precedenti (*2). Le parole pronunciate il 14 e 25 Settembre dall'avvocato difensore Guillermo Fanego, rappresentante di "pantera" Ferrari, sono state così offensive per la ricerca e la costruzione della memoria collettiva degli argentini, che riteniamo opportuno soffermarci su alcuni frammenti estratti in momenti diversi del processo ESMA IV. In questo modo spostiamo l’attenzione dalle mere questioni tecniche del processo giuridico in sé, per entrare nel campo dello scontro dialettico e simbolico. Al di là di modi, eccessi verbali e bugie senza fondamento, cercheremo di mettere nero su bianco due concezioni della società in vigore e oggetto di controversia.
Ora, quando le manipolazioni e gli insabbiamenti politici cercano nell’oblio l’unica via di uscita politica per voltare pagina e lasciare la nostra storia impunita, è fondamentale il risultato del processo della memoria e la verità storica. In questo senso, lo scenario del processo in questione si trasforma in un teatro dove si riflette l'insieme di tutta la società argentina e dove si delinea il suo destino. Non c'è orizzonte possibile dove avanzare senza prima cauterizzare attraverso questi processi le ferite profonde di quello che fu un genocidio. Non serve precisare che non intendiamo porre sullo stesso piano di parità di condizioni le due parti, qui non ci sono equivalenze. Sono in gioco due posizioni incompatibili, una capace di naturalizzare il degrado di una mentalità perversa, fino all’assurdità di trovare giustificazioni per i peggiori crimini di Stato commessi. Dall'altro lato c’è la capacità di rialzarsi ancora un'altra volta, superando quello che fu un tentativo di sterminio pianificato da una parte degli argentini nei confronti dell'altra.
Memoria, giustizia e verità per spezzare il ciclo storico del terrorismo di stato.
“Signor presidente, l'oratoria giustificativa del terrorismo di stato che ha ammesso la difesa ci fa tornare indietro di oltre 140 anni. Sono più di 140 anni che ogni volta che lo Stato esercita il terrorismo, ogni volta che lo Stato o la forza repressiva dello Stato aggrediscono i lavoratori, li massacrano, ogni volta che questo succede, usano gli stessi termini, le stesse frasi, le stesse espressioni significative che utilizzano da 140 anni”. Con queste parole Adrián Noli ha iniziato la sua arringa facendo un ripasso della storia argentina, per mettere a confronto i fatti accaduti nel tragico periodo della dittatura degli anni ‘70. Con la "campagna del deserto" del 1878, si iniziano a contare 140 anni di storia caratterizzati dalla stessa cronaca, una stessa forma di concepire gli stessi crimini: "Il generale Roca al congresso della nazione segnalò che erano stati fatti prigionieri 10.500 donne e bambini, e solo 2.300 combattenti. La giustificazione del terrorismo di stato è che si spartirono 41 milioni di ettari del terreno conquistato, dei quali 2 milioni e mezzo andarono al presidente della società rurale. Come si chiamava il presidente della società rurale? Il presidente si chiamava José María Martínez de Hoz ed era il bisnonno di colui che fu ministro dell’economia della dittatura militare”.
Alcune settimane fa la difesa di Horacio Ferreira (per il quale la procura aveva chiesto l’ergastolo per crimini di lesa umanità) aveva affermato che l'Argentina "fu oggetto di un'aggressione armata internazionale" e che "il pubblico ministero avrebbe dovuto impegnarsi a cercare i criminali terroristi che distruggeranno il nostro paese e proporre l'imprescrittibilità di quei crimini, tenendo in conto che ci fu una guerra di aggressione da parte dello stato sovrano come lo è lo stato cubano le forze armate dovettero prendere il potere per difendersi e difendere la popolazione civile da questi pazzi che distruggevano tutto con la lotta armata". L'interpretazione che fa Fanego degli anni ’70 trova delle similitudini con la descrizione che facevano i mezzi di comunicazione rispetto alla ‘semana trágica’ del 1919 e i fatti accaduti nella Patagonia nel 1921.
L’accusa durante l'udienza ha letto un estratto del quotidiano La Nación del 13 gennaio 1919: "Elaborano le loro teorie e pretendono di imporle con la violenza agiscono con totale irresponsabilità, non sono solo indifferenti, ma anche ostili verso tutti i concetti di idee nazionaliste. Doppiamente estranee per la loro mancanza di radicamento e per la sua completa ignoranza degli elementi locali che loro con arroganza fingono di rappresentare. Rispetto gli eventi della Patagonia iniziati con uno sciopero, nel rapporto consegnato dal tenente colonello Varela, responsabile della repressione, al ministero di guerra si leggeva: "i lavoratori del sud volevano vincere la spedizione per poi, congiuntamente con i sindacati prendere la città di Buenos Aires ci furono scontri con carabinieri cileni". Per quanto riguarda il Cile, Noli spiega che così come in quell'epoca si alludeva ad una potenza straniera che strumentalizzava le proteste, "oggi il dottor Fanego ci vuole far credere che la potenza straniera era la repubblica di Cuba”.
I cicli ricorrenti di morti del terrorismo di Stato emersi in differenti episodi del passato, purtroppo si ripeteranno fino a trovare e analizzare le cause profonde che li sostengono. In questo percorso di 140 anni è inevitabile fermarsi a metà strada, al 1955 quando fu commesso il maggior attentato nella storia argentina contro la popolazione civile con il bombardamento a Plaza de Mayo. L’accusa ha ripreso la parola per spiegare che: "quello che non tutti dicono quando parlano del bombardamento di Plaza de Mayo è che c'è un filo conduttore tra il ‘55 e il 1976 e andiamo a vedere i nomi: i tre aiutanti del contrammiraglio Oliveri (capo della cospirazione) erano i capitani di fregata Emilio Massera, Horacio Mayorga e Óscar Montes. Su Massera non servono maggiori precisazioni, sappiamo che nel 1976 fece parte della giunta militare. Mayorga fu coinvolto nel massacro di Trelew.
Montes fu cancelliere della dittatura e capo delle operazioni navali ed è stato condannato in questa stessa causa in ESMA 2. I piloti che lanciarono le bombe contro la popolazione civile e che dopo fuggirono in Uruguay furono ricevuti da Guillermo Suárez Masón, che sappiamo e conosciamo chi è. Tra i piloti si trovavano Máxmo Rivero accusato di delitti di lesa umanità come capo del ‘gruppo de tareas 7’ (militari in borghese) della sottozona Chubut. Anche Horacio Estrada, responsabile del ‘grupo de tareas’ dell'ESMA è imputato in questa causa. Eduardo Invierno capo del servizio di intelligence navale della dittatura. Carlos Fragio capo della divisione navale nel 1976 con responsabilità nei centri clandestini come l'ESMA e la scuola di sottufficiali della marina. Dell'aeronautica abbiamo Jorge Mones Ruiz, delegato della dittatura nella Rioja e abbiamo Osvaldo Cacciatore, niente meno che il capo di governo nella città di Buenos Aires”.

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L'esposizione è proseguita analizzando altri due importanti eventi esempio di continuità di una stessa razionalità che si mantiene occulta per poi irrompere in superficie con ferocia: la dittatura di Ongania nel 1966, e l'operativo independencia (1975). "È in questo momento storico della dittatura di Ongania che sorgono le resistenze armate. Juan Carlos Ongania prende il potere nel ’66 con un colpo di stato. La frase da lui più ripetuta durante la dittatura era che quel processo non aveva scadenze ma soltanto obiettivi nella repubblica argentina furono dichiarati fuorilegge i partiti politici, aboliti i diritti civili sociali e politici, istituita la pena di morte, attraverso la rete nazionale ebbe a dire che il modello straniero voleva impadronirsi delle nostre università, governare le strutture sindacali, infrangere l'unità spirituale e distruggere le forze armate e il nostro stile di vita".
Anni più tardi quando Acdel Vila nel 1975 assume il comando dell'operativo independencia, il diagnostico di contro chi dovevano combattere era esattamente lo stesso. Pablo Camuña magistrato federale nella causa a Tucumán il 10 Settembre nello stesso processo diceva: "La dottrina implica attaccare la popolazione se viene percepita come nemico, una visione che considera che il corpo sociale sia infettato dal marxismo e dal peronismo. Per cui bisognava isolare per controllare la popolazione, manipolare l'opinione pubblica e imporre la paura come forma di potere. Il posto di combattimento era nella mente delle persone, cioè nella popolazione civile. Questo era l'obiettivo. Ciò implicava mettere le attività di intelligence al centro della vita politica pubblica. L’intelligence divenne l'asse di tutta l'attività statale, l'attività più importante per lo stato. Venne accettata e ammessa. Venne centralizzata, pianificata e resa sistematica l'applicazione della tortura e stabilita la possibilità di uccidere senza legge, di anticipare la punizione, che che gli organi amministrativi di quell'esercito decidano non per quello che le persone facevano, ma per quello che le persone erano”.
Da tutto ciò si evince la vitale importanza dei processi oggi in corso in Argentina, dove una sentenza può fungere da avallo, a partire dal quale la società può assumere la propria responsabilità nella riparazione della storia. Per realizzare questo lungo percorso di riflessione profonda sulle vere cause del terrorismo di Stato, è necessaria una formazione definitiva che scavi profondamente nella coscienza del paese. Solo in questo modo potrà chiudersi questo ciclo storico del terrorismo di stato che si ripete come un incubo dal quale non riusciamo ad uscire del tutto, "è per questo motivo che diciamo che questi processi non sono di vendetta ma di memoria, verità e giustizia affinché non succeda mai più”.

Le testimonianze dei sopravvissuti e i "processi vendetta"
Il 14 Settembre, pochi minuti dopo l'inizio della sua arringa, il Dr. Fanego si è rivolto alla Corte: "... Siamo arrivati a questo punto, in cui vediamo che realmente il tribunale insieme alla procura … non sono state rispettate assolutamente tutte le norme applicabili e hanno continuato a adeguare il diritto e le norme processuali con un criterio selettivo, ciò non fa altro che confermare a questa difesa che non siamo in un processo di diritto, ma in un processo di vendetta". Ha proseguito il suo discorso con lo stesso tono per tutta la durata della sua arringa, circa due ore e mezza, scagliandosi contro tutti, esprimendosi su temi diversi che avevano poco a che fare con la confutazione delle prove che dimostravano che il suo difeso era all’ESMA nel periodo 79/80.
In più occasioni ha fatto riferimento alla discriminazione che soffrono gli accusati per crimini di lesa umanità in generale, riguardo la polemica nata sui domiciliari a causa del COVID 19: "nell’assegnazione degli arresti domiciliatari, il suo criterio (*rivolgendosi al giudice) per i prigionieri politici è stato di curarli, evitare il contagio di COVID19. Ma per i più anziani i domiciliari sono stati respinti… la stessa cosa sta succedendo in questo momento in cui io ho chiesto che siano concessi gli stessi benefici a quelli che stanno semplicemente dall'altro lato delle sbarre, rispetto ai prigionieri politici dell'Argentina del secolo 21. A secondo del volto del cliente la Corte applica il regolamento alla lettera o no, sulle misure, formati o dimensioni del ruolo…”.
Tuttavia il tribunale non dice assolutamente niente, ma corre veloce quando si tratta di altra questione. Perché è così signor presidente? Semplicemente per una questione puramente ideologica"… più avanti ha anche fatto riferimento ad una discriminazione secondo lui arbitraria, delle sentenze nei processi di lesa umanità: "… le sentenze contraddittorie della corte che parlano di eccesso di rigore formale, quando vogliono soddisfare gli interessi degli accusatori in queste cause chiamate erroneamente di lesa umanità, o quando vengono presentati relazioni dai difensori dei diritti umani, dai prigionieri politici del secolo 21. Quindi, a secondo del volto del cliente, la stessa corte applica rigorosamente il regolamento oppure no, sulle misure, o il formato o entità del ruolo".

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Il 5 Ottobre durante la replica dell'arringa di Fanego, l’accusa sottolineava che: "… un prigioniero politico, è colui che è detenuto per le sue idee, o per fatti commessi che sono considerati reati, relazionati con l'attività politica o collettiva. Cioè fatti che non perseguono un beneficio personale ma solo un obiettivo politico. L'assenza di motivazione personale è l'elemento tipico di questi reati e il loro collegamento alla cattura o al processo è la rivendicazione dei fatti, non la negazione degli stessi. I nostri compagni ogni volta che si sono presentati a testimoniare, anche in occasioni precedenti a questo processo, hanno sempre rivendicato la propria partecipazione politica, i nostri compagni erano prigionieri politici.
Non è il caso, come abbiamo già detto, dei detenuti e dei difesi del Dr. Fanego che comunque sia nessuno ha ammesso i fatti a loro contestati. Uno penserebbe che la difesa attraverso la deformazione della verità giuridica e della verità storica intendeva appellarsi a dei validi motivi giustificativi dei fatti commessi, tuttavia, la prima cosa da precisare è che nessuno dei suoi difesi si è assunto la responsabilità dei fatti oggetto di questa causa. Al contrario, a sentire il loro difensore sembra che uno viene giudicato per avere fatto un trasloco, un altro per un’intervista radio e così via…” .
Non è per niente facile immaginare il doloroso percorso di ricostruzione personale di chi fu vittima dei peggiori tormenti dell'ultima dittatura. Come società dobbiamo ai sopravvissuti e alla loro testimonianza la possibilità di prendere consapevolezza dei fatti. Per questo Fanego ha messo in dubbio la capacità della memoria personale e collettiva volendo sminuirla. Il 14 Settembre ha detto: … cos’è più importante una prova documentale? Una prova testimoniale? Bene, lo abbiamo visto nelle sentenze precedenti che quella che era una prova iniziale era una prova testimoniale sapendo la fallibilità della mente umana. Tuttavia furono date per assolutamente certe tutte quelle testimonianze, non scaturite dal ricordo o da un'attività psichica propria dell'individuo, bensì da un'attività collettiva.
E mi riferisco alla memoria collettiva, quella che ci dimostra quanto sono bugiardi i testimoni e la poca credibilità che possono apportare a questo processo soprattutto trattandosi di chi ha ricostruito la memoria collettiva insieme all’equipe di antropologia forense, altri grandi bugiardi, altri grandi falsificatori dei fatti veramente accaduti. Quando si fa la ricostruzione della memoria storica cominciano a venire fuori tutti loro, iniziando da Spagna, Francia, Europa, … tu cosa ti ricordi? Tu cosa non ti ricordi? Ed è così che costruiscono la memoria storica".
Il 21 Settembre ha insistito ancora nel mettere in dubbio la capacità delle vittime del terrorismo di Stato di ricordare i traumi vissuti, comparandoli con il personaggio di fantasia di Borges, Funes il memore: "un personaggio insolito per la scienza medica che non poteva dimenticare assolutamente niente. La scienza medica ha alcuni esempi di persone che come Funes il memore sono state studiate, ma risulta che qui non abbiamo nessuna storia clinica, nessuna analisi psicologica psichiatrica che ci permetta di affermare che (il testimone) è uno di quei personaggi che deve essere ricordato nei guinness. Bensì tutto il contrario è un essere, un grande falsificatore un grande falsificatore dei montoneros, un grande falsificatore dentro l'ESMA, un grande bugiardo che ricorda quello che gli hanno raccontato".
Ancora una volta nell'ultima udienza Noli ha spiegato che le allusioni di Fanego avevano poco a che fare con il dibattito in questione per quanto riguarda l'opportunità di confutare o meno i documenti che dimostrano che il suo imputato era all'ESMA: "Il nome di Ferrari figura nella lista stilata e presentata al processo da Coquet (Ricardo Coquet, sopravvissuto) nel 1987 e vede l'imputato all'ESMA. La lista è stata aggiunta al fascicolo del caso e indica come membro dell'ESMA il tenente Horacio Luis Ferrari. In questo caso è veramente assurdo supporre che Coquet, nel 1987 abbia inventato il nome completo e la giusta qualifica, quando all'epoca l'impunità era un dato di fatto e questo processo della memoria, della verità e della giustizia, era limitato semplicemente al desiderio di un popolo che non ha smesso di lottare…
Con la testimonianza del signor Coquet resa il 10 dicembre 2018 il difensore personale ha cercato ripetutamente di screditare le testimonianze dei sopravvissuti arrivando perfino all’estremo di infierire ulteriormente nel tentativo, ci sembra di capire, di gettare un'ombra di dubbio sull'integrità dei compagni e delle compagne. Il difensore non può generare questo dubbio. Le testimonianze dei sopravvissuti sono la componente più importante nella conservazione della memoria collettiva e nella sua trasmissione alle generazioni future, affinché le atrocità avvenute in Argentina tra il 1976 e il 1983, e in particolare nella Scuola di meccanica della Marina Militare, non si ripetano mai più. Poco importa poi quanto il difensore cerchi di infierire sull’esistenza dei sopravvissuti e sulla loro testimonianza, perché quando il popolo argentino si è sollevato contro l'impunità e ha detto Nunca más, faceva sul serio".
I campi di sterminio, la Germania nazista e la dittatura argentina.
A questo punto non è chiaro come interpretare quanto segue. Perché se si prende alla lettera quanto detto da Fanego, si tratta di una sorta di confessione da parte sua, in cui identifica i suoi difesi con la Germania nazista della seconda guerra mondiale. Il 21 settembre aveva espresso: "perché proprio il principio della difesa è molto più ampio, perché deve chiarire ogni ragionevole dubbio. Questo in un processo di diritto. In un processo per vendetta è il contrario, ogni ragionevole dubbio deve essere chiarito dall'imputato. Contrariamente a quanto accade nella giurisprudenza internazionale, per esempio, ditemi voi quale paese, quale popolo, quale comunità, quale gruppo di persone ha subito un massacro maggiore dei nostri fratelli maggiori (per i cattolici), i nostri fratelli maggiori, gli ebrei.
Per quello che io ricordo, almeno nel secolo scorso, quel gruppo religioso subì il più grande massacro della storia. Tuttavia, non sono stati mossi dall'odio come invece succede con l’accusa, o dall'interesse di ricoprire una carica maggiore come è successo con l’ex pubblico ministero o come è successo con diversi accusatori che sono stati nominati pubblici ministeri, perfino ministri… tuttavia, lo Stato ebraico ci ha dato un esempio, ha condannato a morte un ufficiale tedesco Eichman, illegalmente rapito nel nostro paese, tuttavia ha assolto Demjanjuk, alias Ivan il Terribile per mancanza di prove, quando avrebbero potuto applicare una giustizia di vendetta. Ma questo è un Paese serio, con giudici seri che rispettano anche il diritto del più grande criminale che possa essersi seduto sul banco degli imputati…". È chiara l'intenzione di Fanego di presentare il processo contro i leader nazisti dell'Olocausto a Norimberga come esempio, in contrapposizione a quello che a suo parere è un processo di vendetta condotto dal tribunale (TOC n. 5). Azione maldestra o strategia sbagliata il confronto implicito tra i genocida della dittatura degli anni Settanta e l'olocausto ebraico della seconda guerra mondiale è stato fatto.
È stato ancora una volta Noli che, per quanto riguarda la qualità concettuale delle espressioni di Fanego, non ha tralasciato un altro fatto, non meno importante, su ciò che erano i campi di sterminio. In questo caso si riferiva all'interpretazione di Fanego di quello che era il complesso Mauthausen-Gusen del 1938: "L'avvocato difensore nell'ultima udienza ha fatto riferimento al campo di concentramento di Mauthausen-Gusen (1938) come il luogo "dove mandarono i repubblicani spagnoli a lavorare. Si stima che nei campi di sterminio furono uccisi più di nove milioni di persone, con solo 80.000 sopravvissuti e nel maggio 1945, quando le SS si ritirarono dal campo, procedettero a distruggere tutte le informazioni riguardanti i prigionieri e per questo motivo solo 40.000 sono potute essere riconosciute. Ciò che questo ci mostra è prima di tutto la somiglianza del campo menzionato dal difensore, con quello dell'ESMA per quanto riguarda la distruzione di informazioni, non è qualcosa di nuovo. Dall’altra parte, ci mostra chiaramente la particolare concezione che il difensore ha di quel luogo come il luogo dove i repubblicani spagnoli si recavano a lavorare, il che in realtà ci fa capire perfettamente quando al principio e all'inizio di questo dibattito si riferiva all'ESMA come centro di riunione di detenuti".

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Affinché il Seme dell'Odio non cresca sulla costruzione della democrazia
Ciò che conta meno a questo punto sono le sparate di un avvocato, il cui compito è quello di difendere le persone che hanno agito durante l'ultima dittatura militare e sono accusate di crimini contro l'umanità. Per fortuna, la causa viene condotta con altri metodi strutturati nel processo giudiziario. Anche così, non dovremmo relativizzare l'esistenza di questi personaggi che rappresentano l'emergere di un gruppo sociale, che ha perso ogni capacità riflessiva di guardarsi allo specchio e di vedere crudamente ciò che ha fatto in nome di un presunto ideale patriottico. Il discorso ideologico negazionista, così come le espressioni che vediamo di solito in questo e in altri casi, relative a un'identità religiosa, sono spaventose. Soprattutto perché sono il risultato di una costruzione la cui approvazione viene data da gran parte della società, che guarda in silenzio.
L'Argentina non è esente da ciò che già oggi soffrono le "democrazie" dei Paesi vicini. In Cile, il presidente Piñera, messo all'angolo da milioni di persone nelle strade, investe nell'apparato repressivo come un automa bloccato, incapace di pensare diversamente. Oggi la Bolivia sta vivendo chiaramente un colpo di stato insostenibile, in cui i movimenti indigeni e contadini sono pronti a rovesciarlo. Il Brasile è governato da un esecutivo di militari intorno ad uno psicopatico come Bolsanoro, che più che un presidente è un pagliaccio demente di un film dell'orrore. In Uruguay, Lacalle Pou è la triste versione di un nano fascista che ritorna dal passato come in un incubo dal quale non ci si può svegliare. In Paraguay la narco-politica del partito Colorado governa attraverso il binomio Abdo o Cartes, una moderna continuità del processo Stronista, in mezzo a bande militari e paramilitari che giocano per tutte le parti. E in Argentina? In tempi in cui la polizia di Buenos Aires dice al presidente cosa fare in merito alle sparizioni forzate, è meglio avere ben chiaro cosa ci stiamo giocando cercando di difendere la memoria storica nei processi di lesa umanità.
D'ora in poi, nessuno potrà più dire "non lo sapevo".
Sono 30.000. Non si dimentica, non si perdona, non si riconcilia!
(20 ottobre 2020)

Nota: Un ringraziamento speciale al team di giornalisti di La Retaguardia che, attraverso le loro trasmissioni, rendono possibile la diffusione dei processi.

Riferimento:
(*1) Replica della denuncia Lordkipanidse Walsh (trasmissione in diretta da "La Retaguardia")

(*2) Appello della difesa (trasmissione in diretta da "La Retaguardia")
https://www.youtube.com/watch?v=2BSX7pqIwOw
https://www.youtube.com/watch?v=fVnnO9yxalQ

Foto:
1)Copertina: canalabierto.com.ar

2)Campagna del deserto: radionacional.com.ar

3)Processione funebre per gli operai uccisi nella repressione della polizia del 7 gennaio 1919

4)"Patagonia Rebelde", dove centinaia di lavoratori sono stati fucilati a Santa Cruz

5)Bombardamento di Plaza de Mayo, 16 giugno 1955

6)Fanego e gli imputati nel caso ESMA 4 (immagine d'archivio)

7)Campo di sterminio di Mauthausen-Gusen

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