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caceres berta webdi Daniele Mastrogiacomo
Anche due militari tra i responsabili dell’attacco fatale contro l’attivista che voleva bloccare una nuova centrale elettrica
Un maggiore in servizio nell’Esercito honduregno, un tenente retirado, capo della sicurezza interna della Desa, il responsabile della Comunicazione della società, un altro ex militare e tre balordi, i sicari. Erano la squadra operativa che fece irruzione nella casa di Berta Cáceres, militante ecologista e difensora dei diritti umani degli indigeni, premio Goldman Enviromental, protagonista di una battaglia a difesa del fiume sacro Gualcarche su cui la multinazionale stava costruendo una centrale idroelettrica, e la freddò a colpi di pistola. Era il 2 marzo 2016. Un agguato in piena notte. Sfacciato: era evidente a chi dava fastidio la leader indigena. La cosa fece ovviamente scalpore, ne parlò tutto il mondo. Obama pretese un’inchiesta seria da parte dell’Honduras, il Vaticano tuonò un “basta” di sdegno. La magistratura honduregna faticò a istruire un processo ma le pressioni internazionali fecero approdare l’omicidio in un’aula di tribunale.
Il processo è durato 5 settimane. Sono stati condannati sette imputati. Tutti per concorso e realizzazione dell’omicidio. Un ottavo è stato assolto. Grazie a un amico e collega di Berta, che quella notte la donna aveva ospitato a dormire a casa, sono stati individuati i killer e i registi del piano. Anche lui si beccò una pallottola. Ma colpì l’orecchio che, come si sa, sgorga fiotti di sangue se ferito. I killer si convinsero che era morto. Ma era vivo e li ha riconosciuti. La figlia di Berta è contenta ma il suo è un sorriso amaro. "Ci sono state le condanne ma non è stata fatta giustizia" , ha dichiarato. Restano nell’ombra i mandanti morali, l’intreccio di interessi che lega il potere con le industrie. È questione di business. Una centrale idroelettrica, in Honduras, significa benessere. Certo, dipende se l’interesse è privato, con il solito giro di mazzette che arricchisce pochi, o è rivolto al benessere collettivo di un Paese. Berta Cáceres conosceva l’Honduras e chi lo governava. Ha difeso il suo territorio, che sarebbe stato compromesso dalla centrale, e la sacralità del fiume. La Desa ha sempre respinto ogni accusa e sospetto. Ma due importanti dipendenti condannati la tirano dentro.

La Repubblica

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