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caruana matthew e daphne c ansada euroroma.net
I figli della giornalista maltese, Daphne Caruana Galizia, rimasta uccisa lunedì scorso nell'esposione della sua auto, hanno chiesto le dimissioni del premier Joseph Muscat per avere "fallito nel garantire loro le libertà fondamentali". In un post su Facebook Matthew, Andrew e Paul Caruana Galizia hanno respinto la proposta del premier di una promessa di ricompensa per trovare gli assassini. Identificare gli assassini non è abbastanza, hanno aggiunto chiedendo al contempo che venga sradicata la corruzione nell'isola.
"Dobbiamo arrivare fino in fondo all'indagine, non lasceremo nulla di intentato" e "non escludiamo nessuna pista". Così il premier maltese Joseph Muscat al suo arrivo al vertice Ue sull'assassinio della giornalista d'inchiesta Daphne Galizia Caruana. "Non è solo un orribile assassinio ma qualcosa che ha profondamente segnato anche il nostro Paese", che "non è" mafioso come ha invece accusato il figlio della reporter. Ora la priorità è "colmare il divario dei mezzi per l'indagine", motivo per cui La Valletta, ha detto Muscat, ha già chiesto aiuto agli altri Paesi e a cui hanno già risposto favorevolmente la polizia olandese, Scotland Yard, Fbi ed Europol.
Articolo 21, insieme a Fnsi, Amnesty International Sezione Italia, convoca un sit-in per lunedì 23 ottobre dalle 10 alle 11.30 in piazza Nicosia a Roma, vicino all’Ambasciata di Malta, per chiedere che sia fatta piena luce sull’assassinio della giornalista d’inchiesta Daphne Caruana Galizia. Questo ennesimo atto di barbarie contro un reporter deve far suonare un campanello d’allarme in tutta Europa, e in Italia in particolare. Malta è certo un paradiso fiscale crocevia di evasori, riciclatori, mafie e quant’altro, ma come lo sono il Lussemburgo, le britanniche Man, Jersey e Guernsey, o il Delaware negli USA, dove nessuno si è mai sognato di uccidere i cronisti scomodi. Malta è considerata abbastanza positivamente dai principali osservatori internazionali su democrazia e libertà di stampa, con criticità simili alle nostre, dalle pene troppo severe per il reato di diffamazione alle richieste di risarcimenti esorbitanti. Nulla che facesse pensare a una violenza simile..

Foto © Ansa

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