Campionamenti realizzati nelle aree dove il governo Abe dice che è sicuro vivere
di greenreport.it
Secondo il rapporto “Atomic Depths : An assessment of freshwater and marine sediment contamination” di Greenpeace Iternational, «La contaminazione radioattiva nei fondali marini al largo della costa di Fukushima è centinaia di volte al di sopra dei livelli pre-2011, mentre la contaminazione nei fiumi locali è fino a 200 volte superiore rispetto sedimenti oceanici».
Il radiation survey team a bordo della nave da ricerca Asakaze, supportata dalla Rainbow Warrior, la nave ammiraglia di Greenpeace, ha condotto l’ indagine sottomarina lungo la costa di Fukushima dal 21 febbraio all’11 marzo di quest’anno e ha raccolto campioni nei sistemi fluviali. I campioni sono stati analizzati da un laboratorio indipendente a Tokyo.
Ai Kashiwagi, energy campaigner di Greenpeace Japan, ha spiegato che «I livelli estremamente elevati di radioattività che abbiamo trovato lungo i sistemi fluviali evidenziano l’enormità e la longevità sia della contaminazione ambientale che dei rischi per la salute pubblica derivanti dal disastro di Fukushima. Questi campioni fluviali sono stati presi in zone in cui il governo Abe sta affermando per le persone è sicuro a vivere. Ma i risultati dimostrano non c’è un ritorno alla normalità dopo questa catastrofe nucleare».
I campioni di sedimenti prelevati lungo le sponde del fiume Niida, a Minami Soma, mostrano contaminazioni alte, come i 29.800 Bq/kg per il cesio radioattivo (Cs-134 e 137). Greenpeace sottolinea che «I campioni sono stati prelevati a Niida, dove non ci sono restrizioni per le persone che vivono».
Altri campioni sono stati prelevati alla foce del fiume Abukuma, nella prefettura di Miyagi, 90 chilometri a nord del cadavere nucleare della centrale di Fukushima Daiichi, qui i livelli misurati arrivano a 6.500 Bq/kg.
Greenpeace Japan dice la previsione di eliminare l’ordinanza di evacuazione antro il marzo 2017 per aree che restano altamente contaminate, rappresenta una crisi incombente per i diritti umani e non può restare in piedi. Per gli ambientalisti giapponesi «Le vaste distese di foreste e di sistemi di acqua dolce contaminati rimarranno una fonte perenne di radioattività per il prossimo futuro, in quanto questi ecosistemi non possono semplicemente essere decontaminati. Il Cesio-137 ha una emivita di 30 anni, e continuerà a rappresentare un rischio per l’ambiente e della salute umana per centinaia di anni».
Sul fondale marino davanti alla centrale nucleare di Fukushima Daiichi sono state trovati campioni che arrivano a 120 Bq/kg, rispetto ai gli 0,3 Bq/kg di prima della catastrofe nucleare dell’11 marzo 2011, inoltre, i livelli di contaminazione trovati 60 km a sud della centrale nucleare erano paragonabili a quelli che si trovano entro 4 km da Fukushima Daiichi. Numerose ricerche scientifiche hanno concluso che questi livelli più elevati in mare spiegano perché alcune specie marine mostrano ancora i livelli di cesio superiori ai livelli di fondo nell’acqua di mare.
Kendra Ulrich, senior global energy campaigner di Greenpeace Japan, sottolinea che «I livelli di radiazione nei sedimenti al largo della costa di Fukushima sono bassi rispetto alla contaminazione del terreno, che è quello che ci aspettavamo ed è in linea con altre ricerche. La vastità dell’Oceano Pacifico, insieme a forti e complesse correnti complesse, fa sì che il più grande singolo rilascio di radioattività nell’ambiente marino abbia portato alla diffusa dispersione della contaminazione».
La maggior parte della radioattività emessa dal nucleo dei reattori 1 – 3 di Fukushima Daiichi reattori 1-3 nel marzo 2011 resta ancora nel sito nucleare. «la comunità scientifica deve ricevere tutto il sostegno necessario per continuare la ricerca sugli impatti di questo disastro – conclude Ulrich – Oltre alla contaminazione in atto nelle foreste e nei fiumi, la grande quantità di radioattività in loco, presso il impianto nucleare distrutto, rimane una delle più grandi minacce nucleari per le comunità di Fukushima, costiere e dell’Oceano Pacifico. Le centinaia di migliaia di tonnellate di acqua altamente contaminata, l’apparente fallimento della parete di ghiaccio per ridurre la contaminazione delle acque sotterranee e la sfida senza precedenti di tre nuclei dei reattori fusi, si vanno tutti ad aggiungere a una crisi nucleare che è tutt’altro che finita».
Tratto da: greenreport.it