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L'analisi
di Piero Innocenti
Se l’Italia, nel Vecchio Continente, è la patria di quattro organizzazioni mafiose (ben strutturate e consolidate da tempo, una delle quali, la calabrese, considerata tra le più potenti nel mondo), nelle lontane Americhe, il Messico detiene il primato di paese con le più violente e articolate strutture di narcotrafficanti del pianeta.

E, siccome il commercio delle droghe continua ad essere il più remunerativo in assoluto, ci sono sufficienti elementi informativi – in fase di approfondimento – per ritenere costante la presenza di cellule ‘ndranghetiste in Messico e di narcos messicani nel Nord-Italia.

D’altronde, “saldature operative” e “collegamenti” tra mafiosi italiani e messicani ( con i Los Zetas e con il cartello di Sinaloa) erano già emersi, almeno otto anni fa, con le operazioni antidroga Solare, Crimine, Puma e Monterrey, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, che avevano portato all’arresto di diverse persone e al sequestro di centinaia di chilogrammi di cocaina.

Droga che è stata intercettata anche in questi primi tre mesi del 2016, con l’arresto di una decina di corrieri messicani, in alcuni aeroporti italiani e di altrettanti connazionali in Messico,  in procinto di imbarcarsi su voli diretti nel nostro paese.

In realtà, gli “affari” con la droga tra messicani e la mafia italiana (Cosa Nostra), risalgono agli anni quaranta del secolo scorso ed erano curati da una donna, tale Virginia Hill, successivamente da Alberto Sicilia Falcon (cubano di nascita ma di origini italiane) e da Giuseppe Catania (detto Pino).

Nessuno si stupisca , quindi, se si scopre che i tentacoli calabresi del “Grande Aracri” di Cutro si sono estesi anche in Messico, dopo che le più recenti indagini italiane, concluse con l’operazione Aemilia della Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna, avevano fatto emergere la diffusione della cosca nella benestante “regione rossa”.

La consistente presenza, nello Stato di Quintana Roo, di molti italiani, “segnalati” come trafficanti e assuntori di stupefacenti, è un altro (brutto) segnale che imporrebbe una collaborazione sempre più stretta con le autorità messicane, il cui consuntivo antidroga di fine 2015 non appare particolarmente entusiasmante, tenuto conto della imponenza dei traffici di stupefacenti nel paese. Infatti, sono state sequestrate 8,5ton. di cocaina, 922 ton. di marijuana, 523kg di eroina, 12,8 ton di metamfetamine ed arrestate 16.464 persone, di cui 298 stranieri (una decina gli italiani).

L’abuso nel consumo di stupefacenti è stata la causa di morte per oltre trentamila persone. Una vera strage se si pensa che in Europa, mediamente, ogni anno, la cifra oscilla tra settemila  e gli ottomila decessi.

Messico: troppe collusioni delle polizie con la criminalità

Dare priorità all’azione antidroga
21 aprile 2016

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