Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

sshraf fayadDopo quasi due anni di carcere, il poeta e artista palestinese Ashraf Fayadh, 35 anni, è stato condannato a morte dall’Arabia Saudita lo scorso martedì 17 novembre.

Stando all’Independent, l’Osservatorio dei Diritti Umani, dopo aver visionato gli atti del processo, riferisce che i capi d’accusa contro Fayadh includono il reato di apostasia e quello di abiura della fede musulmana. Tra gli artisti che sono stati recentemente perseguitati dai regimi conservatori, ricordiamo la fumettista iraniana Atena Farghadani e il regista ucraino Oleg Sentsov.

Fayad è membro di Edge of Arabia, un’organizzazione britannica-saudita, che il 16 novembre ha realizzato un’istallazione di due murali alla Nazioni Unite nell’ambito di Our Mother’s House, iniziativa artistica portata avanti con Art Jameel in supporto delle donne del sud-ovest dell’Arabia Saudita. I due gruppi sono stati segnalati alla Focus Section 2015 dell’Armoury Show.

“Fayad è stato un importante tramite per l’introduzione dell’arte contemporanea saudita nel Regno Unito e per connettere Tate Modern alla contemporanea scena emergente”, ha detto il co-fondatore di Edge of Arabia Stephen Stapleton al Guardian. “Ha curato un’importante esposizione a Jeddah nel 2013 e co-curato un’esposizione alla Biennale di Venezia nello stesso anno.”

Fayad è stato arrestato il 1 gennaio del 2014, con l’accusa di aver promosso l’ateismo nella sua raccolta poetica (Instruction Within, Le istruzioni sono all’interno), pubblicata nel 2008. Nell’agosto del 2013 era già stato fermato dalla polizia, per poi essere rilasciato il giorno dopo su cauzione. Sui social gli amici hanno affermato che  la polizia, non riuscendo a provare il suo ateismo, avrebbe preso a pretesto i suoi capelli lunghi e l’abitudine di fumare in pubblico.

“Mi hanno accusato di ateismo e di diffusione di idee distruttive”, ha detto Fayadh al Guardian, spiegando come le sue poesie trattassero invece “semplicemente della sua condizione di rifugiato palestinese…. Di questioni filosofiche e culturali. Ma i religiosi estremisti le hanno interpretate come idee distruttive contro Dio.”

Inizialmente condannato a quattro anni di prigione e 800 frustate nel 2014, Fayadh ha poi subito un nuovo processo. Ora ha trenta giorni a disposizione per fare appello contro la nuova decisione, presa in base alla legge islamica di Sharia, su cui il sistema legislativo saudita si fonda.

Stando a quanto riportato, durante il processo un testimone dell’accusa avrebbe  accusato Fayadh di maledire Dio, Maometto e l’Arabia Saudita. Fayadh è convinto che queste affermazioni siano scaturite da una discussione sull’arte contemporanea avuta in un bar con un altro artista.

Stando al Guardian, gli atti del processo riportano che Fayadh avrebbe affermato: “Faccio ammenda al cospetto di Dio l’altissimo e mi dichiaro innocente rispetto a quanto compare nel mio libro, menzionato in questo caso.”

“Sono rimasto davvero scioccato,” ha detto Fayadh rispetto al nuovo verdetto, “ma me lo aspettavo, sebbene non abbia fatto nulla per meritarmi la morte.”

irisnews.net

Firma la petizione di Amnesty International per chiedere la liberazione del poeta.

sshraf fayad petition

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos