Contro condanna per associazione di stampo mafioso
10 aprile 2015
Strasburgo. Dopo la clamorosa sentenza sui fatti della Diaz durante il G8 di Genova, martedì prossimo la Corte europea dei diritti dell'uomo interverrà su un'altra vicenda che è stata al centro delle cronache giudiziarie: quella di Bruno Contrada, ex numero due del Sisde che il 25 febbraio del 2006 venne condannato a 10 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Contrada si è rivolto alla Corte di Strasburgo nel luglio del 2008 affermando che in base all'articolo 7 della Convenzione europea dei diritti umani, che stabilisce il principio di "nulla pena sine lege", lui non avrebbe dovuto essere condannato perchè all'epoca dei fatti che gli sono stati imputati il reato di concorso esterno in associazione di stampo mafioso non esisteva. Contrada ha sostenuto la stessa tesi anche davanti ai tribunali italiani, ma questi ultimi l'hanno sempre rigettata. Questa è la terza volta che la vicenda dell'ex funzionario del Sisde viene trattata a Strasburgo. Nel primo caso i giudici stabilirono che la sua detenzione, tra il 24 dicembre 1994 e il 31 luglio 1995, non aveva violato il suo diritto alla libertà. Contrada vide invece accolto nel 2014 il suo secondo ricorso, presentato nel gennaio del 2008, in cui affermava di essere stato sottoposto a trattamento inumano e degradante. I giudici stabilirono che, visto il suo stato di salute, le autorità avrebbero dovuto concedergli i domiciliari appena lui ne fece richiesta e non dopo nove mesi e sette domande.
ANSA