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cocaina-desaparici-amambaydi AMDuemila - 21 gennaio 2015
Dall’omicidio del giornalista Pablo Medina è un susseguirsi di fatti che mettono in evidenza come la narcopolitica abbia attecchito negli ambienti istituzionali. È ormai pane quotidiano il coinvolgimento di sindaci e consiglieri legati al narcotraffico.
Il furto di 252 kg di cocaina in custodia alla Prefettura di Polizia di Amambay, la sparizione dal registro informatico del Tribunale dell’espediente dell’attuale sindaco di Yby Pytã, arrestato per droga nel 2008, sono solo alcuni degli episodi che dimostrano fino a che punto i delinquenti occupano cariche istituzionali in Parlamento per proteggere i propri interessi e garantirsi l’impunità.
Ne è una prova anche l’ex sindaco di Ypejhú Vilmar “Neneco” Acosta, mandante dell’omicidio Medina, che si serviva della sua carica istituzionale come copertura per loschi affari.
Virgilio Portillo Orué, oggi sindaco di Yby Pytã, nonostante fosse stato colto in flagranza con 8mila chili di marijuana nel 2008, riuscì a fare insabbiare le indagini con la collaborazione di tre agenti e di un magistrato di Curuguaty.
Il giudice Carlos Martínez, incaricato dalla Corte Suprema di indagare sul caso Medina e recentemente trasferito, ha ordinato la ricerca dell’espediente di Portillo, che “misteriosamente” non figurava nell’archivio informatico del Ministerio Público come invece dovrebbe. Il documento è stato trovato nel Tribunale di Curuguaty ed è subito emersa una grave negligenza da parte della Procura e della stessa Prefettura di Curuguaty, che chiuse nel settembre del 2013. Due mesi dopo Portillo venne eletto primo sindaco di Yby Pytã, a Canindeyú.

Rubati 252 kg di cocaina in custodia alla prefettura
Qualche giorno fa agenti dell’Antinarcotici della Polizia Nazionale hanno sequestrato 252 kg di cocaina, per un valore di mercato di circa 800.000 dollari, nella tenuta “Kamba Kua”, appartenente al brasiliano-giapponese Sizhýuo Uemura, sita nel distretto di Zanja Pytã, a circa 20 km da Pedro Juan Caballero, capitale di Amambay.
cocaina-agentes-de-antinarcoticosUemura risulterebbe essere il capo di un “clan” giapponese dedito al narcotraffico, al riciclaggio, tra altri reati, nell’area di confine tra Paraguay e Brasile, e che lavora per uno dei più grossi narcotrafficanti del posto, Fahd Jamil. Il presunto narco Uemura faceva passare la droga in Brasile in casse funerarie, infatti possiede tre agenzie funebri ad Amambay.
Il carico di droga era custodita presso la prefettura di polizia di Amambay, dove guardie armate sono in servizio ventiquattro ore su ventiquattro, ma ciò non ha impedito che fosse “prelevata”. Un chiaro messaggio della criminalità organizzata e del loro potere, che non conosce nessun ostacolo.
Al momento sono in arresto tre agenti di polizia: Santiago Ferreira, Lucio Recalde e Celso Fleitas, in servizio di custodia al momento del furto, ma non si esclude il coinvolgimento di altre persone.
Il viceministro Javier Ibarra ha dichiarato che si aspettavano una sottrazione della droga da parte dei narcos, ed era stato dato l’ordine di distruggere l’intero carico, ma erano ancora in atto dei tramiti burocratici.

Canindeyù: polizia promette fermezza contro il narcotraffico
Il nuovo capo di Investigación de Delitos della Polizia Nazionale di Canindeyú, Luis Barrios, ha assicurato che l’istituzione da lui presieduta combatterà frontalmente il narcotraffico.
Intanto continuano i massivi sequestri di droga in Paraguay, maggior produttore di marijuana del Sudamerica mentre il Brasile è il principale destinatario della massiva produzione di stupefacenti. Purtroppo, la droga sequestrata e distrutta è solo una minima parte.
Soltanto negli ultimi giorni, oltre ai 252 kg di cocaina sequestrati ad Amambay, la Senad (Segreteria Antidroga) ha distrutto 18 ettari di marijuana, che avrebbero prodotto 54 tonnellate e fruttato circa 1.600.000 dollari.
Anche nella proprietà del fratello del sindaco di Yby Pytã, Enrique Portillo, perquisita  dalle autorità, sita nella stessa località, sono stati trovati una considerevole quantità di droga e strumenti per l’elaborazione degli stupefacenti. Distrutti inoltre circa 8 ettari di marijuana pronta per il raccolto.
Circa 800 kg di marijuana sono stati trovati nella residenza di un consigliere di Villa Igatimí, pronti per il commercio.

Indagini su narcos e politica: poca collaborazione dal Partito Colorado
villalba-de-abente-cristinaIl Senatore Luis Alberto Wagner ha assicurato che il Partito Colorado non agevola le indagini sui narcopolitici né dimostra di voler incoraggiare una seria lotta al crimine organizzato. Wagner ha dichiarato che intorno al presidente Horacio Cartes sono state individuate cariche istituzionali dedite al narcotraffico. Il Senatore ha segnalato che in vista delle prossime elezioni municipali a Ciudad del Este il Partito Colorado sta inserendo come candidati nella propria lista tutte le persone fortemente sospettate di connivenza con il narcotraffico, è “una lista che fa terrore” ha detto.  Ha aggiunto che sono proprio queste connessioni che impediscono l’avanzamento delle indagini sull’omicidio di Pablo Medina, così come sono in stallo le indagini contro la deputata Cristina Villalba, suo fratello Carlitos Villalba, e gli ambienti a loro vicini.

Tre mesi di impunità per gli assassini di Pablo Medina
A tre mesi dall’omicidio del giornalista Pablo Medina e della sua assistente Antonia Almada giornalisti e gente comune hanno sfilato ad Asunción fino all’ingresso del Tribunale per esigere ancora una volta giustizia e che i colpevoli siano arrestati.
Vilmar Acosta, mandante dell’omicidio, e i suoi sicari, esecutori materiali, Wilson e Flavio Acosta, risultano ancora latitanti, nonostante testimoni oculari abbiano visto Vilmar in più occasioni nella zona di Canindeyú, e si ha la certezza che si nascondono in Brasile.

Confermato vincolo tra ex capo della Polizia e Vilmar Acosta
lopez-francisco-acostaUna fotografia che ritrae l’ex ufficiale della Sezione Investigación de Delitos di Ypejhú, Francisco Sinecio López, insieme al suo amico Vilmar “Neneco” Acosta, dimostrerebbe la vicinanza dell’ex ufficiale all'ex sindaco di Ypejhú, nonché mandante dell’omicidio di Salvador Medina.
Ricordiamo che secondo le dichiarazioni dell’autista di Neneco, arrestato, Sinecio aiutò Vilmar a fuggire, allertandolo con una telefonata la sera stessa del 16 ottobre, poche ore dopo l’omicidio del giornalista, che la sua proprietà sarebbe stata perquisita.  
L’ex ufficiale si recò anche sul punto dell’agguato per raccogliere indizi. È alquanto strano che nel rapporto contenente i nominativi in servizio ad Ypejhú, il 16 ottobre scorso richiesto dal magistrato Sandra Quiñónez titolare delle indagini sull’omicidio Medina-Almada, non figurasse il nome di Sinecio.
Pablo Medina denunciò per anni il malaffare del clan Acosta che operava nella più completa impunità in tutta la zona forte della protezione della polizia, giuridica e politica. Gli agenti che si negavano a “collaborare” venivano trasferiti.
Vilmar Acosta era temuto ma anche amato nella zona, si faceva consegnare dei capi di bestiame dagli allevatori, impossibile negarsi se non volevano finire crivellati di colpi, ma faceva anche la “carità” con le persone più bisognose. Un modo di esercitare il pieno dominio su tutta la zona e che spiegherebbe come mai risulti ancora latitante.  

Vietato commercio di carne di Vilmar Acosta
cedula-acostaDopo la notizia della vendita di alcuni capi di bestiame riconducibili a Vilmar Acosta, tenuti nella proprietà dei genitori della sua fidanzata, il Senatore Arnoldo Wiens aveva denunciato la libertà di commercio e di impunità di Acosta con l’autorizzazione della Senacsa (Servicio Pecuario Oficial), segnalando anche la gravità che enti di competenza non abbiano preso in considerazione questa pista per riuscire nella cattura del delinquente.
Secondo i dati in possesso del Ministerio Público, Vilmar Acosta possiede ancora proprietà, veicoli, imbarcazioni, conti correnti e una tenuta con dei capi di bestiame nel dipartimento di Canindeyú.

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