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medina-pablo-2di AMDuemila - 29 ottobre 2014
Il vice ministro per la Sicurezza Interna Javier Ibarra ha affermato che l’omicidio del giornalista Pablo Medina (in foto) e della sua assistente Antonia Almada è stato premeditato e pianificato freddamente da più persone. Le indagini proseguono a ritmo serrato con ogni mezzo a disposizione, scientifico e professionale, e hanno raggiunto risultati soddisfacenti.
Il sindaco di Ipejhù, Vilmar “Neneco” Acosta  è ancora ritenuto mandante dell’omicidio e suo fratello Wilson autore materiale. Sono stati emessi ordini di cattura per entrambi, ancora latitanti.
Gli inquirenti hanno l’ordine di andare fino in fondo nelle investigazioni senza badare alle cariche delle persone coinvolte.
Dopo 11 giorni dal duplice omicidio le massime cariche del partito Colorado hanno rotto il silenzio prendendo posizione sugli eventuali casi di connivenze con il narcotraffico all’interno delle loro fila, affermando che “nessun colpevole sarà coperto, e che ci sarà la massima collaborazione con il ministro dell’interno, Francisco de Vargas”.
Nel frattempo la Commissione Esecutiva dell’ANR (Partito Colorado) ha emesso una risoluzione affinché gli antecedenti di “Neneco” Acosta, siano sottoposti all’attenzione del Tribunale de la Conducta dell’ANR e studiati all’oggetto di una possibile espulsione dal partito. Nonostante Neneco sia ancora presunto innocente, le prove di colpevolezza a suo carico sarebbero preoccupanti. Il provvedimento sarà esteso a tutti gli affiliati.
Si sta effettuando il controllo del tabulato telefonico del sindaco latitante per determinare  con chi il politico del colorado avrebbe parlato prima e dopo l’attentato a Medina.
La deputata colorada, Cristina Villalba, ritenuta vicina a Vilmar Acosata, ha ammesso di aver parlato brevemente con Neneco dopo l’omicidio e di avergli consigliato di presentarsi alla giustizia.

Tra gli ultimi servizi di Medina la marjuana a Crescencio Gonzàlez
La colonia di Crescencio González, a Canindeyù, dove Pablo Medina effettuò uno dei suoi ultimi servizi giornalistici prima di essere ucciso il 16 ottobre scorso, si è rivelata essere una coltivazione di marijuana. Sorge a 50 km dalla frontiera con il Brasile e quasi tutta la popolazione è impegnata nella produzione di droga. Gli abitanti non avrebbero altra fonte di reddito.
Il lucroso business è in mano a grossi narcotrafficanti brasiliani e ad alcuni capi locali come Vilmar Acosta, che rispondono a organizzazioni criminali. Le autorità sarebbero in gran parte compiacenti e in alcuni casi riceverebbero cospicue somme di denaro per il loro silenzio.
Pablo Medina denunciava queste attività criminose e quindi era oggetto di minacce dai capi del narcotraffico che controllano la zona di confine. Ma solo quando alle denunce è seguito l’intervento della polizia e dell’Antidroga che portò al sequestro di tonnellate di droga già processata e alla distruzione di centinaia di ettari di coltivazione i narcos decisero la sua morte.

Impunità per “Neneco”
La rete di narcos gestita da “Neneco” operava nella più totale impunità. Grazie anche alla protezione del gruppo di Maria Cristina Villalba e del governatore di Canindeyù Alfonso Noria Duarte, il controllo del mercato della regione era assoluto, arrivando ad eliminare i pochi produttori che cercavano fonti di reddito alternative lecite.
Le manifestazioni di questi giorni per chiedere giustizia hanno incoraggiato molti abitanti a denunciare le atrocità della rete di narcos.
Medina aveva denunciato in un suo articolo, citando nomi e cognomi, anche la ‘benevolenza’ del potere giudiziario che, con sentenza di appello, aveva liberato l’influente politico in un processo per omicidio, dopo che nella proprietà del padre erano stati trovati resti umani di vittime del latitante.

Scia di morte del clan Acosta
Sono circa una ventina le morti da attribuire al clan Acosta. Le indagini in corso stanno ricostruendo i ruoli dei membri della famiglia: Wilson sarebbe uno dei sicari incaricati di eliminare gli avversari del sindaco, siano essi politici o dei clan rivali. Vidal Yuner, uno dei fratelli, sarebbe un altro dei sicari, mentre altri due fratelli sono morti in regolamenti di conti, e poi Gustavo Acosta, figlio di Wilson, appena ventenne che avrebbe partecipato a diversi omicidi, incluso quello del giornalista. E ancora Cristino Velázquez imparentato con la famiglia. Il padre, Vidal Acosta, secondo voci, è uno dei più grandi narcotrafficanti della zona.

La famiglia Medina chiede protezione
Alcuni giorni prima della sua morte, Pablo Medina avrebbe detto al familiare di un’altra vittima dei narcos, di essere inseguito.
Gaspar Medina, fratello di Pablo, ha chiesto al governo protezione per la sua famiglia: “Temiamo un altro attentato e abbiamo paura, non sappiamo di chi fidarci”.

OMICIDIO PABLO MEDINA
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