Il Direttore Esecutivo di Greenpeace International, Kumi Naidoo (foto), ha scritto questa mattina al Presidente Russo, chiedendo un incontro urgente a Mosca, proponendo di trasferirsi in Russia e fare da garante della buona condotta dei 28 attivisti e dei due giornalisti freelance, se questi verranno rilasciati sotto cauzione.
Nella lettera, recapitata all’Ambasciata Russa all’Aja, il Direttore Esecutivo di Greenpeace International ha spiegato che la nostra organizzazione non pensa assolutamente di essere al di fuori della legge, ma che anzi siamo disposti ad accettare le conseguenze delle nostre azioni, purchè inserite nel codice penale di una nazione, come comprensibile.
Proprio Putin, lo scorso 25 Settembre, si era, già espresso in merito a quelle che, al momento delle sue dichiarazioni, erano ancora solo voci di accuse di pirateria. Durante un suo intervento alla conferenza dell’International Arctic Forum a Salekhard, Putin, parlando della vicenda, si era mostrato aperto al dialogo con Greenpeace. Aveva affermato che di certo i nostri #Arctic30 non erano da considerare pirati e che sarebbe stato molto meglio se dei nostri rappresentanti fossero stati presenti alla conferenza in corso, in modo da poter esprimere la propria opinione sulle questioni discusse e poter manifestare le proprie preoccupazioni, che nessuno di certo avrebbe ignorato.
Naidoo si è detto comunque certo che Putin sappia che ad essere accusate di pirateria sono delle persone che non hanno commesso nessun crimine assimilabile a tale reato e ha ricordato allo stesso Putin alcune sue dichiarazioni rilasciate qualche anno fa ad un giornale moscovita, in cui il Presidente russo si diceva affascinato da associazioni come Greenpeace dato che le nostra proteste non violente suscitavano in lui comprensione.
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