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Il fondatore di Soleterre: “In Palestina, quasi un bambino su due soffre di disturbo da stress post-traumatico”

È un dramma quotidiano e silenzioso quello che stanno vivendo i bambini palestinesi: le vittime più fragili di una guerra che non conosce tregua, ma solo indifferenza. A denunciarlo è Damiano Rizzi, fondatore della fondazione “Soleterre”, che sottolinea come il cuore del problema sia devastante: “In Palestina, quasi un bambino su due (40%) soffre di disturbo post-traumatico da stress (PTSD). Non dorme. Scatta a ogni rumore. Disegna morte. Alcuni smettono di parlare. Guardano nel vuoto”. Una condizione che assume contorni ancora più drammatici se si considera che, se non curata, può lasciare cicatrici permanenti nello sviluppo emotivo e cognitivo. Questo perché si tratta di un trauma che non ha mai fine: il pericolo, l’angoscia e la paura non si interrompono mai. Come ha giustamente osservato Rizzi, non si può guarire da qualcosa che continua a colpire ogni giorno. La carenza di supporto psicologico è allarmante. “In Palestina ci sono 250 psicologi per oltre 5,5 milioni di abitanti: uno ogni 22.232 persone. Metà della popolazione ha meno di 18 anni. Significa, in pratica, un solo psicologo per 11.000 bambini, di cui almeno 4.400 con sintomi compatibili con un trauma psicologico. E spesso quel singolo psicologo non è nemmeno specializzato nell’infanzia. In qualsiasi altro luogo del mondo - ha aggiunto Rizzi - sarebbe considerata una catastrofe sanitaria. In Palestina, invece, è la normalità”. Non è un caso, dunque, che l’organizzazione da lui fondata abbia deciso di costruire a Betlemme il primo centro interamente dedicato alla cura del trauma psicologico infantile in Palestina. “Sorgerà accanto all’unico ospedale pubblico rimasto nel Paese per la cura del cancro infantile e delle patologie croniche pediatriche. Una struttura di 18 posti letto, che ogni anno riesce a curare circa 500 bambini, spesso provenienti da villaggi lontani”. Il nuovo centro sarà molto più di uno spazio clinico: sarà un luogo di accoglienza, ascolto e sostegno. Un rifugio sicuro dove i bambini potranno finalmente ricevere un aiuto concreto. Ma sarà anche un punto di riferimento per le famiglie, spesso logorate da lutti, povertà e paura, e per il personale medico, costretto a operare in condizioni estreme e a confrontarsi quotidianamente con la sofferenza altrui. Del resto, la situazione è particolarmente critica a Gaza, dove bombardamenti e distruzione si susseguono senza sosta. Ma anche in Cisgiordania la guerra è presente ogni giorno, sebbene in forme meno visibili: incursioni notturne, demolizioni di case, arresti arbitrari, umiliazioni sistematiche. “Soleterre ha scelto di esserci. E ora - ha concluso Rizzi - ha bisogno di tutti per portare avanti questo progetto: sostenere la realizzazione del Children Center di Betlemme e garantire assistenza psicologica ai bambini, alle famiglie e al personale sanitario”.

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Fonte: Il Fatto Quotidiano

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