Diego Maradona non aveva tracce di droghe o alcol nel sangue al momento della sua morte nel 2020. Lo ha testimoniato un patologo forense al processo dell'equipe medica dell'ex stella del calcio argentino. "Nessuno dei quattro campioni ha mostrato tracce di cocaina, marijuana, MDMA, ecstasy o anfetamina", nè di alcol, ha dichiarato il biochimico forense Ezequiel Ventosi. Le analisi hanno tuttavia rilevato cinque sostanze corrispondenti ad antidepressivi, antiepilettici, antipsicotici e antinausea. La patologa Silvana de Piero, che ha analizzato gli organi, ha testimoniato che il fegato presentava segni compatibili con la cirrosi, i reni erano in disfacimento, i polmoni presentavano una patologia cronica e il cuore mostrava segni di cedimento.
Queste testimonianze hanno aperto la quarta settimana del processo a 7 professionisti - medici, psichiatri, psicologi e infermieri - per "omicidio con dolo eventuale", che si caratterizza quando una persona commette una negligenza sapendo che puo' portare alla morte. Leggenda del calcio mondiale, Maradona è morto il 25 novembre 2020 per un attacco cardiorespiratorio complicato da edema polmonare acuto, in una residenza privata a Tigre, vicino a Buenos Aires, dove si stava riprendendo da un intervento di neurochirurgia per un ematoma alla testa. Fin dall'inizio del processo, i primi testimoni chiamati dall'accusa hanno descritto un ambiente medicalmente insufficiente e inadatto alla convalescenza, segnali clinici che avrebbero dovuto allertare l'equipe medica e un'agonia che potrebbe essere durata 12 ore. I 7 operatori sotto processo, che negano ogni responsabilità per la morte, rischiano dagli 8 ai 25 anni di carcere, in un processo che dovrebbe durare fino a luglio, con due udienze a settimana.