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Oxfam: la popolazione di Gaza è ormai sull’orlo della carestia

Nella giornata di ieri il parlamento Israeliano ha consegnato un nuovo successo per Netanyahu, pagato con il sangue della popolazione di Gaza.
La Knesset ha approvato in terza e ultima lettura la legge di bilancio – una manovra da 755 miliardi di shekel (190 miliardi di euro), passata con 66 voti favorevoli e 52 contrari – che se non fosse stata approvata entro il 31 marzo avrebbe provocato la caduta del governo, secondo Times of Israel.
È stata fondamentale per Netanyahu, a questo scopo, il ripristino della guerra genocida a Gaza, che gli ha permesso di riportare nel governo Ben-Gvir, dimessosi a gennaio, proprio perché contrario al cessate il fuoco. Una pedina fondamentale per garantire l'approvazione, appunto, del bilancio del suo governo.
Il presidente israeliano Isaac Herzog si dice sconvolto, perché "la questione degli ostaggi" tenuti prigionieri nella Striscia di Gaza "non è più in cima alle priorità" in Israele. Non lo è mai stata veramente per il leader del partito conservatore Likud, importunato anche dal polverone lanciato dallo Shin Bet (Agenzia per la sicurezza israeliana), che ha fornito la prova di come, dal 2017 valige di contanti, pari a 30 milioni di dollari al mese, con il consenso di Netanyahu, partivano dal Qatar e sono state sottratte ai destinatari civili previsti per confluire nell'ala militare di Hamas.
La guerra, di fatto, è un grande business e ora cadono tutti i castelli di carte di una propaganda che evocava una pur minima vocazione morale delle azioni del governo di Tel Aviv.


Ministero della Sanità di Hamas: 792 morti dalla ripresa dei Raid

Intanto a Gaza si continua a morire di bombe e di stenti. Secondo il ministro della sanità di Hamas sono 792 i morti dalla ripresa dei raid dell’Idf nell’enclave, iniziati da una settimana.
La situazione negli ospedali raggiunge livelli di criticità senza precedenti. Munir al-Bursh, direttore generale del Ministero della Salute di Gaza, descrive una realtà dove persino la parola "catastrofe" risulta inadeguata: "C'è un solo generatore funzionante all'ospedale indonesiano - racconta - e sette pazienti in terapia intensiva che moriranno immediatamente se dovesse fermarsi". La carenza di farmaci essenziali, dalle semplici garze all'insulina per i diabetici, sta trasformando malattie curabili in condanne a morte.
All'Al-Aqsa Martyrs Hospital di Deir el-Balah, scene strazianti si ripetono ogni giorno: parenti in preghiera accanto a corpi avvolti in sudari bianchi e molti sono corpi di bambini senza vita. Le cifre ufficiali parlano di almeno 23 morti negli ultimi raid, tra cui sette minori. Proprio i più piccoli continuano ad essere gravemente colpiti dalla ripresa dei combattimenti e, come sottolinea Save the Children, almeno 270 sono rimasti uccisi solo nell'ultima settimana.
Nel frattempo Medici Senza Frontiere (MSF) ha condannato fermamente l'attacco israeliano del 23 marzo contro l'ospedale Nasser di Khan Younis, dove è stato preso di mira l reparto di chirurgia ospedaliera, provocando la morte di due persone, secondo il Ministero della Salute.
“L'ospedale Nasser è il più grande ospedale ancora funzionante nella Striscia di Gaza. Questo attacco dimostra un totale disprezzo per la protezione delle strutture mediche, mettendo in pericolo i pazienti e il personale medico e la fornitura di assistenza sanitaria”, afferma l’Ong.
Anche l’Oxfam lancia l'allarme sulle condizioni di una popolazione ormai sull'orlo della carestia, mentre l'offensiva militare rende impossibile qualsiasi soccorso.
Durante i 42 giorni di tregua, Gaza aveva vissuto una timida rinascita: con 4.000 camion di aiuti settimanali, i mercati riaprivano e i prezzi si stabilizzavano. L’Ong era riuscita a raggiungere 200.000 persone, ma ora tutto è crollato: Israele blocca da 24 giorni l'ingresso di rifornimenti, comprese 63.000 tonnellate di cibo destinate a un milione di sfollati. L'elettricità è assente e l'85% delle reti idriche è distrutto.
"Negare cibo, acqua e medicine è un crimine di guerra", accusa Oxfam, denunciando il sistematico uso degli aiuti come arma da parte israeliana e chiedendo con urgenza un nuovo cessate il fuoco, la liberazione degli ostaggi e dei prigionieri, e l'immediato accesso agli aiuti.
Da Occidente intanto, un complice immobilismo continua a perdurare senza vergogna.

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