La spirale di violenza si registra soprattutto nello Stato di Guanajuato, complice anche il traffico di armi dagli Stati Uniti
Ben diciassette omicidi, tutti in una sola giornata. È successo nello Stato messicano di Guanajuato, dove la procura locale ha registrato una tragica escalation di violenza sanguinaria che, tra l’altro, conferma l’allarmante situazione che vige nello Stato: il più pericoloso del Messico, con il più alto tasso di omicidi registrati annualmente. Tra gli episodi più scioccanti spicca quello avvenuto nella città coloniale di San Miguel de Allende, una meta turistica molto amata dai pensionati statunitensi. Durante un funerale, tre uomini sono stati uccisi a colpi d'arma da fuoco, mentre altre cinque persone sono rimaste ferite. A Irapuato, invece, quattro persone, tra cui una donna, sono state assassinate in un'abitazione. A Juventino Rosas, un gruppo armato ha colpito due uomini e una donna all'uscita di un supermercato. Altri sette omicidi si sono verificati nei comuni di Celaya, Salvatierra, Valle de Santiago, León e Guanajuato: tutte città dello Stato di Guanajuato, nella zona centrale del Messico. Come in molti altri luoghi alle prese con queste drammatiche realtà, la violenza che si scatena per le strade del Messico, in particolare nelle città di Guanajuato, è attribuibile alla feroce lotta per il controllo del territorio da parte delle organizzazioni criminali. Tra queste spiccano il temuto cartello di Santa Rosa de Lima e il Jalisco Nueva Generación, uno dei cartelli più influenti del paese. A generare gran parte dei conflitti che insanguinano le strade sono soprattutto il traffico di droga, le estorsioni e il mercato del carburante di contrabbando. Come se non bastasse, a complicare ulteriormente la situazione, anche il traffico di armi proveniente dagli Stati Uniti. Un fenomeno di una portata tale da guadagnarsi l’appellativo di “fiume di ferro”. Secondo un servizio della testata statunitense CBS News, si stima che tra 200mila e 500mila armi da fuoco americane vengano introdotte illegalmente in Messico ogni anno. Questa vera e propria proliferazione di armi alimenta le tensioni e aumenta il numero di morti nei conflitti tra i cartelli messicani.
Nel tentativo di contrastare il fenomeno, il governo messicano ha intentato una causa contro alcuni distributori e produttori di armi negli Stati Uniti, sostenendo che bloccare questo traffico potrebbe rappresentare una svolta non solo per la sicurezza interna, ma anche per le relazioni bilaterali. L'avvocato Jonathan Lowy, esperto in cause contro l'industria delle armi, ha sottolineato la necessità di agire alla radice del problema. “Se credete che l’overdose da fentanyl sia un problema, se credete che l’immigrazione oltre confine sia un problema, se credete che l’espansione della criminalità organizzata sia un problema negli Stati Uniti - ha dichiarato l’avvocato Lowy - allora dovreste preoccuparvi di fermare il flusso di armi che arriva in Messico. È necessario fermarlo alla radice - ha aggiunto - perché tutti questi problemi sono causati dalla fornitura di armi statunitensi ai cartelli”.
Fonte: Ansa
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