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Nel suo paese natale viene accusata di aver fatto parte della macchina repressiva di Augusto Pinochet durante la dittatura cilena (1973-1990) e per questo sulla sua testa spicca un mandato di estradizione al quale però la donna, Adriana Rivas, si sta opponendo. Succede in Australia dove l’ex militare ha trovato rifugio oltre quarant’anni fa. Adriana Rivas viene ritenuta in Cile di essere stata una torturatrice e una rapitrice al soldo della dittatura militare di Pinochet. Rivas era stata arrestata nel 2019 in Australia, dove era emigrata nel 1978 e faceva la babysitter, su richiesta del Cile. La giustizia cilena la vuole infatti processare per sette sequestri aggravati relativi alla scomparsa e al presunto omicidio di altrettanti membri del partito comunista cileno, tra cui anche il sottosegretario del partito, Victor Díaz. I documenti cileni attestano che Rivas lavorava nel 1976 come agente della brigata Lautaro della Dina, la polizia segreta di Pinochet ed è stata coinvolta nella tortura e nella sparizione dei sette 'desaparecidos'. I tribunali di Canberra avevano ritenuto la donna idonea per l'estradizione ma, poco prima della decisione del procuratore generale australiano, la Rivas ha chiesto tramite i suoi avvocati alla Corte federale di "impedire la sua consegna alla Repubblica del Cile". L'avvocato Adriana Navarro, che rappresenta le famiglie degli scomparsi, ha dichiarato al quotidiano The Guardian Australia di essere "mortificata" per non essere stata informata né della decisione di estradare Rivas, né che lei avesse presentato un altro ricorso per bloccare l'estradizione.


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