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La Corea del Nord ha lanciato almeno due missili balistici verso il Mar del Giappone (Mare orientale). A riferirlo è il ministero della Difesa giapponese, secondo cui i missili si sono inabissati all'esterno della zona economica esclusiva di Tokyo senza causare danni a navi o aerei. Secondo le informazioni fornite dal governo giapponese, Pyongyang ha lanciato i missili da un sito lungo la sua costa occidentale attorno alle 7:10 di stamattina (poco dopo la mezzanotte italiana). 
I missili avrebbero percorso una distanza di 350 chilometri e hanno raggiunto un'altitudine di 100 chilometri. Lo Stato maggiore congiunto delle Forze armate sudcoreane ha confermato il lancio di "missili balistici a corto raggio" da parte della Corea del Nord. Tokyo ha già rivolto a Pyongyang una protesta formale tramite i suoi canali diplomatici a Pechino. La Corea del Nord non effettuava lanci di missili dal primo luglio scorso.
Martedì scorso il leader della Corea del Nord, Kim Jong-un, aveva promesso di rafforzare drammaticamente il deterrente nucleare del Paese per contrastare ogni minaccia da parte dei nemici del Paese, e ha aggiunto che Pyongyang continua a perseguire una politica tesa ad "aumentare esponenzialmente" il numero delle armi nucleari a propria disposizione. Lo hanno riferito i media di Stato nordcoreani, riportando le dichiarazioni di Kim in occasione del 76mo anniversario della fondazione della Corea del Nord. 
Nel suo discorso, il leader nordcoreano aveva nuovamente accusato gli Stati Uniti di voler allargare la Nato all'Asia Nord-orientale, di generare così una grave minaccia alla sicurezza nazionale.
La Corea del Nord, aveva dichiarato Kim, "rafforzerà costantemente la propria forza nucleare per far fronte a qualsiasi azione minacciosa da parte dei suoi Stati nucleari rivali".


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Kim Jong-un © Imagoeconomica


Già alla fine del mese scorso la Corea del Nord aveva espresso la determinazione a rafforzare la propria capacità nucleare, in risposta alla nuova strategia nucleare statunitense rivelata da indiscrezioni del quotidiano "New York Times"
Il giornale americano aveva rivelato l'esistenza di un piano, approvato dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden lo scorso marzo, teso a contenere la Cina, la Russia e la Corea del Nord. 
Il quotidiano aveva evidenziato che per la prima volta gli Usa avevano riorientato la loro deterrenza strategica verso la Cina alla luce della rapida espansione dell'arsenale nucleare della prima potenza asiatica.
In particolare si evidenziava come il dipartimento della Difesa non ha mai dato notizia dell'approvazione da parte di Biden della nuova strategia, nota come "Nuclear Empowerment Guidance". Il documento viene solitamente aggiornato a cadenza quadriennale, ed è di natura così sensibile che non ne esistono copie elettroniche, ma solo poche copie cartacee distribuite a un numero selezionato di funzionari della sicurezza nazionale e ufficiali del Pentagono. Tuttavia - spiega il "New York Times" - di recente due alti funzionari dell'amministrazione avrebbero ricevuto il permesso di alludere alla revisione del documento strategico, prima di una notifica al Congresso che dovrebbe giungere prima della fine del mandato di Biden.
Lo scorso giugno, in particolare, il direttore senior del Consiglio di sicurezza nazionale per il controllo degli armamenti e la non proliferazione, Pranay Vaddi, aveva fatto riferimento al documento, affermando che nella sua nuova iterazione la strategia enfatizza "la necessita' di dissuadere simultaneamente Russia, Repubblica Popolare Cinese e Repubblica Popolare Democratica di Corea (Corea del Nord)". La revisione del documento poggerebbe proprio sulla presa d'atto della capacità dei principali avversari strategici degli Stati Uniti di opporre agli Usa minacce nucleari coordinate. Tra i fattori che hanno contribuito a questo cambio di paradigma, il "New York Times" cita le relazioni militari sempre più strette tra Cina, Russia e Corea del Nord, inclusa la conduzione di esercitazioni strategiche congiunte tra i primi due Paesi, e i sospetti dell'intelligence Usa che Mosca stia assistendo Corea del Nord e Iran nello sviluppo dei loro programmi balistici.
  

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