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Passata anche la norma-bavaglio del deputato Enrico Costa

Ieri il Senato ha espresso il suo voto favorevole al super-bavaglio per i giornalisti voluto dal falco anti-pm Enrico Costa e al ddl sulla giustizia marchiato Carlo Nordio.
Il divieto di pubblicare le ordinanze di custodia cautelare, alla fine, è diventato legge mentre il testo del guardasigilli dovrà aspettare ancora l'ok della Camera.
Le votazioni hanno visto scendere in campo la solita maggioranza di centrodestra più i calendiani e i renziani. Tutti insieme appassionatamente hanno esultato dopo l'ennesima trovata pro corrotti e corruttori. I cittadini saranno meno informati rispetto ai comportamenti (penalmente rilevanti o meno) dei pubblici amministratori e non potranno più difendersi dagli abusi delle classi dirigenti.
Oltre all'abolizione del reato di abuso d’ufficio (già passata il 7 febbraio scorso) il ddl Nordio prevede anche delle modifiche al reato di traffico di influenze; una stretta sulla pubblicazione delle intercettazioni a tutela dei terzi non coinvolti nelle indagini e sulla custodia cautelare; limiti alla possibilità, per i pm, di ricorrere in appello in caso di sentenza di assoluzione per i reati per cui è prevista la citazione diretta a giudizio (senza l’udienza preliminare). Si tratta, come abbiamo già spiegato, di tutte le fattispecie punite con la pena della reclusione non superiore nel massimo a quattro anni o con la multa, ma non solo.
E non si tratta certamente di reati da poco: falsa testimonianza, la violenza o minaccia a pubblico ufficiale, la ricettazione o la truffa, che nelle ipotesi aggravate prevedono pene più alte.
Inserito anche l’obbligo di chiamare l’indagato almeno cinque giorni prima dell’interrogatorio. Un aiuto inaspettato per tutti quelli che hanno la possibilità di scappare o di inquinare le prove.
E per finire sulle richieste di ordinanze di custodia cautelare non si esprimerà più il gip ma un collegio di giudici, che, dati alla mano, attualmente non ci sono.
In sintesi non c’è nulla in questo ddl che faccia anche solo lontanamente pensare che darà un contributo al sistema giustizia e agli interessi del comune cittadino. Il governo, per usare un’espressione teatrale, ha gettato la maschera facendo “comprendere ad un'ampia fascia dell'opinione pubblica che questa riforma risponde non affatto agli interessi dei comuni cittadini, ma ad altri interessi, che si celano dietro lo schermo di motivazioni di pura facciata e dietro il paravento di complessi tecnicismi, incomprensibili dal cittadino medio". Così ha detto l'ex procuratore generale di Palermo e oggi senatore Roberto Scarpinato in sede di dichiarazione di voto.
Secondo l'ex magistrato questo ddl ha "l'ambizione di riscrivere l'ordinamento statale" sostituendo i valori della Costituzione con quelli della Casta.
Basti pensare che con l'abrogazione dell'abuso d'ufficio "i cittadini saranno privi di difesa contro le forme più gravi e dolose di abuso della pubblica amministrazione"; ciò provocherà un segnale "devastante di regressione culturale, perché la protezione dei cittadini contro l'abuso di autorità è uno dei nuclei fondativi della nascita dello Stato liberale".
Per non parlare della riforma del reato di traffico di influenze: un vero e proprio regalo alle lobby e ai gruppi affaristici che potranno corrompere impunemente i funzionari per ottenere beni o altri tipi di favori.
La maggioranza di governo - e non solo - sono perfettamente consapevoli che non basta depennare i reati, perché se è possibile legare le mani alla magistratura rimane il giudizio della popolazione.
Ed ecco che nasce l'esigenza di censurare le trascrizioni delle intercettazioni e di impedire ai giornalisti di pubblicare le ordinanze di custodia cautelare: "Voi avete impedito ai cittadini il diritto di leggersi le carte perché avete paura, perché le indagini penali mettono in luce come funziona la macchina del potere e questo vi fa perdere consenso e quindi bisogna nascondere tutto" impedendo una corretta ricostruzione "degli accadimenti".
Colpita quindi anche la difesa degli indagati e degli imputati poiché la censura di ogni atto pubblico non permetterà di far emergere i fatti lasciando campo libero alle opinioni più disparate. La stampa di regime ringrazia.

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