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La lettera di alcuni attivisti antimafia padovani sugli affari della Camorra in Veneto e sul processo, in corso, ai Casalesi

Riceviamo e pubblichiamo una lettera aperta di alcuni cittadini e cittadine di Padova in merito al processo sulle infiltrazioni dei camorristi in Veneto Orientale. Un processo di grande importanza per la città e la regione al quale però, denunciano, non viene dato sufficiente risalto dalle istituzioni locali.



Siamo un gruppo di attivisti antimafia operanti nel Veneto, ed oggi abbiamo letto sul quotidiano “Il Mattino” di Padova  che ieri, martedì 4 aprile 2023, si è svolta un’altra udienza nell’aula bunker di Mestre nell’ambito del processo al cosiddetto “clan dei Casalesi di Eraclea”.

Il processo è iniziato nel giugno del 2020 e dopo ben 120 udienze, quella di ieri vedeva l’intervento del presidente della Giunta Regionale del Veneto Luca Zaia.

A chiamarlo a testimoniare sono stati gli avvocati di Luciano Donadio, il presunto boss Casalese che è accusato, con altre decine di imputati, di aver agito per oltre vent’anni ad Eraclea e nella zona del Veneto Orientale costituendo un’associazione di stampo mafioso con legami di sangue e rapporti operativi con la camorra di Casal del Principe.

In tutti questi anni questo gruppo mafioso ha condizionato la vita economica e politica di Eraclea e dei territori limitrofi, occupandosi di estorsioni, controllo dei cantieri, rapine, false fatturazioni ed arrivando anche ad avere rapporti con amministratori locali.

Nel 2019, è partita l’inchiesta che ha portato all’arresto dell’allora sindaco Mirko Mestre e alla denuncia del vicesindaco e di diverse altre persone. Durante l’audizione del processo del 9 marzo scorso che vede tra i tanti imputati anche l’ex sindaco accusato di voto di scambio con il boss dei casalesi Luciano Donadio, è stata sentita come testimone anche l’ex ministra Lamorgese che ha detto di non ricordare di segnalazioni di camorra.

La stessa ex ministra che era al Viminale nel marzo 2020 aveva negato lo scioglimento per mafia del comune di Eraclea, nonostante fosse stata sollecitata dal prefetto di Venezia Vittorio Zappalorto, a seguito dello scandalo sulle infiltrazioni mafiose e il presunto voto di scambio.

Sia l’ex ministra Lamorgese, che alcuni precedenti prefetti di Venezia e ieri anche il presidente del Veneto, alle domande degli avvocati difensori, hanno risposto che non erano stati informati da associazioni locali, sindaci o questori di problematiche di mafia nel territorio in questione. Luca Zaia ha detto ieri che ne ha sentito parlare solo dopo gli arresti del 2019.

Da liberi cittadini che seguiamo le dinamiche legate alla mafia, siamo molto preoccupati perché, da quanto è emerso dalle indagini, è da più di vent’anni che il clan dei Casalesi opera indisturbato in questa zona del Veneto. Fino al 2019 le istituzioni non ne hanno avuto percezione, come emerso nelle ultime udienze del processo, e nemmeno gran parte della popolazione ha consapevolezza dell’attuale situazione.

Perché la Mafia esiste, oggi come 30 anni fa, con la differenza che negli anni ’90 agiva con comportamenti plateali tramite stragi sia in Sicilia che nel continente, mentre ora non ha più bisogno di agire con attentati e azioni di forza, in particolare al Nord, perché questo sistema integrato mafioso opera in maniera molto efficace in quanto completamente sommerso, infiltrato e radicato a tutti i livelli.

Questa mancanza di consapevolezza, in gran parte dei cittadini, di quanto sia grave il fenomeno mafioso nella nostra Regione è un grosso problema, considerato che ormai è emersa la certezza della presenza di infiltrazioni malavitose e mafiose nel Veneto.

Chiediamo pertanto alle istituzioni che se ne parli di più, che venga divulgata l’informazione a tutti i cittadini, in modo che venga sensibilizzato sempre di più il territorio su questa grave problematica, considerata l’elevata ignoranza di buona parte della popolazione su tale tematica. 

Inoltre, per contrastare questo grave fenomeno, è necessario che le istituzioni coinvolgano le associazioni di categoria, gli ordini professionali, le associazioni antimafia e le forze politiche per mettere in atto azioni concrete di prevenzione e di sensibilizzazione dei cittadini che dormono sonni tranquilli convinti che la mafia non sia un loro problema. Serve   riabilitare una rieducazione forte per quel che riguarda il senso etico e civile in quanto l'ignoranza dei cittadini un po' per pigrizia e disinteresse, un po' perché il popolo italiano non dimostra di essere scollegato totalmente dal senso di giustizia, la vive come una cosa che non lo riguardasse ,non ha la reale percezione della realtà, e se non si ha la reale percezione della realtà si vive giorno dopo giorno in un mondo illusorio dove la realtà è vissuta molto spesso solo da chi delinque.

Cordiali saluti,

Chiara Linguanotto

Matteo Sgarbossa

Flavio Bertaiola

Giacomo Galeazzo

Foto © Imagoeconomica

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