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Domani la Commissione Giustizia della Camera ascolterà il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Giovanni Melillo sul ddl con cui il governo è intervenuto per modificare la riforma Cartabia della giustizia penale e tutte le norme precedenti che nel tempo hanno reso perseguibili solo su querela alcuni reati, pur in presenza dell'aggravante mafiosa e terroristica. Si tratta del provvedimento approvato il 19 gennaio scorso dal Consiglio dei ministri su proposta del Guardasigilli Carlo Nordio, che ha corretto quelle norme, introducendo la procedibilità d'ufficio per tutti i reati nei casi in cui ricorre l'aggravante mafiosa o di terrorismo e la possibilità in tutti gli altri casi di procedere all'arresto in flagranza, anche senza la querela della vittima del reato, purché questa sia acquisita entro 48 ore. L'intervento del governo c'era stato dopo l'allarme lanciato della magistratura sul rischio di scarcerazioni e impunità per una serie di reati e dopo in particolare un caso che aveva fatto scalpore: durante un processo a Palermo la procura era stata costretta a chiedere la scarcerazione di tre imputati di lesioni aggravate dal metodo mafioso per mancanza della querela. Nessuno era stato scarcerato in quanto detenuto per altri reati. Ma sull'onda di quella vicenda sia i pubblici ministeri sia l'Associazione nazionale magistrati avevano sollecitato "un ripensamento, in tempi rapidi, delle scelte del legislatore". A far discutere erano state anche altre vicende di cronaca, come i responsabili di diversi furti d'auto in Veneto che erano stati scarcerati per la mancanza di querela. Domani sul nuovo provvedimento oltre a Melillo saranno ascoltati tra gli altri i procuratori di Palermo (Maurizio de Lucia), Foggia (Ludovico Vaccaro), Reggio Emilia (Gaetano Paci), Modena (Luca Masini), l'ex consigliere del Csm Piercamillo Davigo e il professore di Diritto penale alla Statale di Milano Gianluigi Gatta, già consigliere della ministra Marta Cartabia.

Foto © Imagoeconomica

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