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Cinque esponenti della 'batteria' Sinesi-Francavilla, clan della Società foggiana, la mafia del capoluogo dauno, sono stati raggiunti da altrettanti ordini di carcerazione emessi dalla Procura generale della Corte di appello di Bari. I provvedimenti sono scattati a seguito del passaggio in giudicato della sentenza di condanna relativa a estorsioni, tutte aggravate dal metodo mafioso, poste in essere dai condannati. L'indagine, condotta dalla Squadra Mobile della Questura di Foggia, ha messo in evidenza la realizzazione sistematica di una vera e propria attività predatoria da parte dei cinque che, con il preciso intento di affermare il proprio predominio sulla città di Foggia, avrebbero imposto alle vittime il pagamento settimanale di consistenti somme di denaro, oltre alla consegna di prodotti commerciali di vario genere. Grazie alle copiose attività di intercettazione è stato possibile accertare che uno di questi imprenditori, dietro la minaccia di pesanti ripercussioni per sé e la sua famiglia, avrebbe versato fin dal 2014 la somma di 300 euro mensili. Accanto alle intercettazioni i numerosi servizi di pedinamento hanno poi permesso di acclarare un'ulteriore richiesta estorsiva ai danni di un imprenditore locale, titolare di due bar nella città di Foggia. Il gestore dei due esercizi pubblici sarebbe stato costretto a pagare a titolo di tangente, entro 48 ore, la somma di 50.000 euro, dopo essere stato minacciato, in caso di rifiuto, di subire pesanti ripercussioni per lui e le sue attività commerciali e facendo valere, a titolo intimidatorio, la appartenenza degli estorsori alla 'Società Foggiana'. In tal modo, quindi, il gruppo criminale avrebbe ottenuto dall'imprenditore la somma di denaro contante di 8.000 euro, nonché, il giorno seguente, la consegna di numerose stecche di sigarette per un valore commerciale di 7.000 euro, cui seguiva nei giorni successivi il pagamento di un'ulteriore tranche di 7.000 euro. I destinatari del provvedimento sono stati condannati a complessivi 24 anni e 8 mesi di reclusione. 

Foto © Imagoeconomica

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