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L'ex procuratore antimafia boccia l'ipotesi di riforma del Guardasigilli e dice: "Scelta grave, il Governo si fermi". In una intervista a la Stampa, Federico Cafiero de Raho, boccia le parole e la linea del ministro della Giustizia Carlo Nordio. "Siamo il Paese dove le mafie sono uscite dai loro territori di origine e ormai infiltrano l'intero territorio nazionale. Senza intercettazioni, non avremmo più un solo processo per reati di mafia. Vale anche per la corruzione: non è un reato dove si denuncia, lo si scopre soltanto con le intercettazioni. È evidente che questo governo vuole ridurre il ricorso alle intercettazioni. Ha già cominciato tagliando i fondi nella legge di Bilancio. Una scelta grave", afferma. "Nei palazzi di Giustizia c'è una sorta di armadio digitale che è sotto la custodia e la responsabilità del procuratore. Spetta a lui scegliere quali intercettazioni utilizzare e quali no. Successivamente c'è una specie di udienza filtro in cui procura e difensori stabiliscono che cosa va a dibattimento; il resto si distrugge - sottolinea - La questione è presa talmente sul serio che i procuratori non inviano le intercettazioni neppure più alla Direzione nazionale antimafia perché ritengono che non debbano uscire dalla loro sfera, dato che ne rispondono"."Anche io sono d'accordo che serve un punto di equilibrio tra il rispetto della privacy, il diritto-dovere di informare, l'esigenza dell'azione penale - prosegue - Il punto, però, è che vedo una propensione punitiva verso i magistrati. Così è anche per il monitoraggio automatico sulle motivazioni con cui i procuratori autorizzano le conferenze stampa"."Se si lascia intendere che l'Ispettorato è lì pronto a procedere per via disciplinare, il risultato inevitabile sarà che i magistrati ridurranno la comunicazione al minimo, ma una democrazia si misura sulla libertà di stampa, l'indipendenza della magistratura, e anche la lotta alla corruzione".

Foto © Imagoeconomica

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