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Il prossimo 20 dicembre ci sarà l’ultima chiamata per avere giustizia sulle bombe 'italiane' che hanno colpito civili in Yemen. Così Rete italiana pace, “European center for constitutional and human rights” (Ecchr) e l'associazione “Mwatana for human rights e disarmo” comunicano che in quella data il gip di Roma si esprimerà sul ricorso delle ong contro la richiesta di archiviazione presentata dalla procura che indaga sulle responsabilità di alti funzionari dell'Uama, “l’Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento della Farnesina e dell'industria Rwm Italia”, per l'esportazione di ordigni potenzialmente collegati ad un attacco aereo sul villaggio di Deir Al-Hajari, in Yemen, l'8 ottobre 2016 che uccise un'intera famiglia di sei persone. Le organizzazioni della società civile nell'aprile 2018 avevano sollecitato l'indagine. Una prima richiesta di archiviazione della procura era stata rigettata nel febbraio 2021 dal gip di Roma. C'è stata quindi un'ulteriore richiesta di stop alle indagini avanzata dalla procura e contestata dalle ong nel marzo scorso. Il 20 dicembre è in programma l'udienza decisiva che porterà il caso a processo o indicherà che le indagini devono proseguire, con la concreta possibilità che scatti però la prescrizione. Sul luogo dell'attacco, spiegano le associazioni, sono stati rinvenuti resti di bombe prodotte da Rwm Italia spa, una controllata della tedesca Rheinmetall Ag con stabilimento in Sardegna. "Prove incontrovertibili", le ha definite oggi in una conferenza stampa Francesco Vignarca, della Rete disarmo. È stato, ha spiegato, "un attacco deliberato a civili e questo è un crimine di guerra. Il 20 dicembre è l'ultima occasione per andare a processo, sarebbe la prima volta per export di armi. La Corte penale internazionale deve fare luce non solo su quanto sta avvenendo in Ucraina, ma anche su quello che da anni accade nello Yemen: no a doppi standard". "L'incomprensibile decisione del Procuratore di chiedere l'archiviazione - ha sottolineato Vignarca - si basa su una valutazione errata delle prove chiave contenute nel fascicolo. Il pm ha inoltre rinunciato a indagare sulla responsabilità dei dirigenti aziendali di Rwm Italia per omicidio e lesioni personali, limitando l'ambito delle sue indagini al reato di abuso di potere da parte delle autorità italiane di esportazione. Ciò ignora completamente la gravità dei crimini a cui le esportazioni di armi italiane possono aver contribuito nel corso del conflitto armato, nonché la rilevanza del ruolo dei dirigenti di Rwm Italia nella commissione di tali crimini". “Il fabbricante delle armi - ha osservato da parte sua Laura uarte Reyes, dello European center for constitutional and human rights (Ecchr) - non è esente da responsabilità nel momento in cui è consapevole che le armi esportate potrebbero essere strumento di un crimine di guerra. L'udienza del 20 dicembre è l'ultima opportunità per la magistratura italiana di garantire adeguatamente il diritto di accesso alla giustizia alle vittime della guerra in Yemen che hanno visto distrutte le loro vite, le loro famiglie e il loro Paese in un conflitto alimentato dalle esportazioni di armi italiane".

Foto © Imagoeconomica

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