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La Procura di Milano ha depositato ricorso in Cassazione contro la decisione del gip che, nei giorni scorsi, non ha convalidato l'arresto nei confronti di Walter Schiavone, 61 anni, fratello del capoclan dei Casalesi Francesco 'Sandokan' Schiavone e accusato di aver aggredito, il 6 ottobre, un agente di polizia penitenziaria nel carcere milanese di Opera. Lamentandosi del fatto che l'agente gli aveva consegnato solo una delle due confezioni di candeggina che aveva richiesto, Schiavone l'aveva colpito con uno scopettone al collo e all'orecchio dicendogli anche "ti rompo la mazza in testa". Il pm di turno Antonio Cristillo aveva chiesto per Schiavone, detenuto in regime di 41bis per associazione mafiosa e omicidio, la convalida dell'arresto e la notifica di un'ordinanza di custodia in carcere per resistenza e lesioni (prognosi di 10 giorni per l'agente). Il gip Alessandra Di Fazio ha bocciato, però, entrambe le istanze perché, ha spiegato nel provvedimento, il 61enne è già detenuto in regime di carcere duro "da anni, per essere stato condannato alla pena dell'ergastolo" e dunque è esclusa una sua "pericolosità". E "il fatto di cui oggi si tratta - ha aggiunto - è di modesta entità". Ed è stato "compiuto 'da dentro le sbarre', circostanza che di per sé escludeva che il gesto dello Schiavone potesse condurre a peggiori conseguenze". La "direzione carceraria", poi, secondo il gip, può "provvedere in via disciplinare". La Procura ora ha deciso di ricorrere affinché la Suprema Corte riconosca la correttezza dell'arresto che era stato effettuato per l'aggressione all'agente. Il ricorso si riferisce alla mancata convalida dell'arresto e non alla bocciatura della richiesta di misura cautelare.

Foto © Imagoeconomica

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