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Oggi 13 settembre riprendono le udienze della Corte Costituzionale dopo la pausa estiva e in apertura dei lavori. Il presidente Giuliano Amato, il cui mandato di giudice scade il 18 settembre, lascia definitivamente oggi la sua carriera pubblica, a 84 anni.
Verrà tristemente ricordato per la manovra economica da lacrime e sangue (comprendente anche il prelievo forzoso del sei per mille da tutti i conti correnti) varata nel 1992 e per essere stato a lungo il braccio destro di Bettino Craxi, principale responsabile della drammatica situazione economica vissuta dal Paese negli anni Novanta e simbolo della mangiatoia scoperchiata dall’inchiesta Mani Pulite. A prescindere dal giudizio storico, pesano su Giuliano Amato le dichiarazioni fuori posto effettuate nel 2000, quando da Presidente del Consiglio affermò che il Gay Pride non si sarebbe dovuto svolgere perché coincideva con l’anno del Giubileo. Oppure nel 2007 quando il Ministero dell’Interno guidato da Amato emanò una circolare per invitare i sindaci a non trascrivere i matrimoni tra persone dello stesso sesso celebrati all’estero. Alla Consulta i suoi 8 mesi di presidenza hanno lasciato il segno, anche nello stile impresso. A febbraio la scelta di convocare una conferenza stampa per spiegare le ragioni della bocciatura da parte della Corte di alcuni dei referendum promossi da Radicali e Lega e dall’Associazione Coscioni. Da lui è arrivata anche la spinta a cambiare le regole dei giudizi davanti alla Corte, introducendo tempi contingentati per tutti e un confronto diretto tra i giudici e gli avvocati. La poltrona della presidenza vede i tre vicepresidenti scelti da Amato, i professori Silvana Sciarra, Daria de Pretis e Nicolò Zanon, in pole position.

Foto © Imagoeconomica

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