La Cassazione ha confermato la condanna a sette anni di reclusione per bancarotta fraudolenta inflitta il 17 luglio 2020, in appello, all’immobiliarista romano Danilo Coppola, latitante in Svizzera.
Il crac per il quale Coppola è stato condannato in via definitiva è quello della società Parco Vittoria che doveva occuparsi del rilancio di una zona di Milano. Il verdetto emesso oggi dalla Quinta sezione penale della Suprema Corte è la prima condanna definitiva per Coppola.
Il verdetto era stato annullato con rinvio solo limitatamente alla rideterminazione della durata della pena accessoria dell'interdizione dai pubblici uffici.
L’immobiliarista, ex azionista di Mediobanca e molto vicino alla famiglia Segre - i commercialisti di Carlo De Benedetti - era già noto alle cronache giudiziarie e finanziarie: sia per la calda estate dei “furbetti del quartierino“, con la scalata alla Banca Nazionale del Lavoro, sia per l’inchiesta romana che nel 2007 lo aveva portato in carcere con le accuse di associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta, riciclaggio, falso e appropriazione indebita. Da queste imputazioni era stato poi assolto in appello nel 2013, dopo la condanna a sei anni in primo grado. Tre anni dopo, sempre a Roma, era invece arrivata la condanna a nove anni per la bancarotta fraudolenta relativa a un altro gruppo di società.
Foto © Imagoeconomica
Cassazione, Danilo Coppola: sette anni per bancarotta fraudolenta di Parco Vittoria spa
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