“Il disegno complessivo mi pare sia quello di trasformare i magistrati in burocrati: un’impostazione figlia di un grave errore di prospettiva. Più che una riforma mi sembra una regressione culturale. Per non parlare della separazione delle funzioni: si vuole in realtà una separazione delle carriere, ma non lo si dice chiaramente; per evitare di affrontare il nodo dei principi costituzionali in tema di unità della giurisdizione, si addiviene a una sostanziale incomunicabilità delle funzioni che è solo una separazione delle carriere camuffata". Così il segretario dell'Anm Salvatore Casciaro ha commentato l'accordo sulla riforma del Csm. "Un accordo che peggiora sensibilmente un impianto già denso di criticità. Se la riforma del sistema elettorale aveva, con i macro-collegi di merito, l’intendimento di avvicinare elettore ed eletto, quest’ultimo selezionato tra magistrati conosciuti in un ambito territoriale di prossimità, con il sorteggio dei distretti si rinuncia anche a tale originario obiettivo: i magistrati saranno chiamati a votare per colleghi che prestano servizio alle più diverse latitudini geografiche. Tanto valeva lasciare allora il collegio unico nazionale", ha aggiunto il segretario. "Il fascicolo di performance travasa impropriamente logiche aziendalistiche all’interno dei palazzi di giustizia: d’ora in poi attenzione alle statistiche, scrupoloso ossequio alle direttive dei dirigenti e ai precedenti giurisprudenziali guideranno l’attività dei magistrati. Così si svilisce l’alto senso della funzione ed è facile prevedere che si ripiegherà verso atteggiamenti di conformismo giudiziario, se non addirittura difensivistici", ha concluso.
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