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Ha respinto le accuse, dando la sua versione rispetto le intercettazioni che lo hanno portato in carcere per omicidio. Questa mattina Marco De Micco, boss di Ponticelli, quartiere orientale di Napoli, in carcere per il delitto di Carmine D'Onofrio, ha risposto alle domande del gip, che poi ha convalidato il fermo eseguito ieri dalle forze dell'ordine. La procura di Napoli gli contesta di aver sequestrato e torturato Giovanni Mignano, uomo vicino ai clan rivali De Luca-Bossa, con i quali è in rotta di collisione da mesi, per farsi dire il nome dell'uomo che aveva fatto esplodere un ordigno sotto casa sua, ottenendo solo un 'Carmine' che lui ha interpretato come indicazione di D'Onofrio. "Io a Mignano non lo conosco proprio e se lo incontro per strada non so nemmeno come è fatto", ha spiegato al gip De Micco. Un punto su cui il suo legale, Stefano Sorrentino, si è battuto è l'interpretazione di alcune espressioni che per gli inquirenti alludono in modo criptato all'omicidio, registrate a casa di De Micco da diverse microspie. Si riferirebbero, secondo la tesi difensiva, alle fasi di organizzazione di una partita di biliardo.

Foto © Imagoeconomica

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