La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza della Corte d'Assise d'Appello di Lecce che tre anni fa aveva assolto imprenditori e 'caporali' accusati di aver fatto parte di un'associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento e alla riduzione in schiavitù dei migranti arrivati tra il 2008 e il 2011 nelle campagne di Nardò, per essere impiegati nella raccolta di angurie e pomodori. I giudici hanno stabilito che dovrà farsi un nuovo processo d'appello accogliendo i ricorsi della Procura generale, della Cgil, dell'associazione Finis Terrae e dei lavoratori, tra cui Ivan Sagnet, l'ingegnere del Camerun la cui rivolta all'epoca fece scattare l'operazione "Sabr". Il processo di primo grado si era concluso il 13 luglio 2017 con la condanna dei 13 imputati, quattro imprenditori neretini dell'ortofrutta e nove caporali di nazionalità africana. Una sentenza storica perché per la prima volta in Italia veniva riconosciuto il reato di riduzione in schiavitù. Due anni dopo però i giudici della Corte d'Assise d'Appello di Lecce assolsero 11 dei 13 imputati condannati in primo grado.
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Migranti ridotti in schiavitù, Cassazione annulla assoluzione
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