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Il tribunale del Riesame di Napoli ha rigettato la richiesta di revoca della misura cautelare emessa dal gip avanzata dai legali di Raffaele Imperiale, il boss dei Van Gogh arrestato a Dubai il 19 agosto. Per la procura partenopea, che ha depositato atti nuovi, Imperiale non era un "semplice fornitore di droga" ma "uno dei pilastri su cui poggia tutta l'organizzazione camorristica degli scissionisti del clan Di Lauro" e senza i suoi agganci "il clan Amato sarebbe scomparso o forse mai esistito". Le indagini su Imperiale hanno portato a individuare anche i contatti del narcotrafficante con i criminali ritenuti a capo di cartelli della droga, coinvolti nella cosiddetta 'Mocro War' in Olanda e Belgio, che ha provocato oltre 40 morti, Taghi Ridouan e di Riquelme Vega, il primo in attesa di processo, il secondo preso in Cile nel 2017 ed estradato in Olanda, dove è stato di recente condannato. La Dda ha prodotto anche le dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia, primo fra tutti Carmine Cerrato, braccio destro del boss Lelluccio Amato, che ha raccontato dei codici cifrati con i quali parlavano tra loro, dei telefonini 'usa e getta'. Una volta, ricorda, Imperiale fu protagonista di un grave incidente stradale, in cui morì una persona, avvenuto mentre guidava una Ferrari e nel quale venne coinvolto anche un affiliato alla guida di una Lamborghini. A Imperiale interessavano le vetture, "non mostrava disappunto sul fatto che le auto di pregio fossero andate distrutte in quanto aveva molti soldi", ha detto ai pm il pentito.

Foto © Imagoeconomica

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