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Il gup di Milano Anna Magelli  ha inflitto pene molto più basse rispetto a quelle chieste per i 10 imputati processati con rito abbreviato in un filone dell'inchiesta della Dda milanese ‘Kremisa' con al centro la locale di Legnano-Lonate Pozzolo, derubricando il reato di estorsione in esercizio arbitrario delle proprie ragioni e cancellando l'aggravante mafiosa, rigettando di fatto l'impostazione giuridica della Procura. Nel dispositivo di sentenza sono stati inflitti un anno e mezzo di reclusione a Francesca Rispoli, la figlia del capo della locale di Legnano e Lonate Pozzolo Vincenzo Rispoli, il suo compagno Giovanni Lillo è stato condannato ad un anno di carcere per lesioni. 
La sentenza, letta stamane, sarà di certo impugnata dal pm Alessandra Cerreti. La vicenda in questione riguarda una spedizione punitiva nell'isola di Malta di gennaio 2020 nei confronti di un imprenditore brianzolo preso di mira per non aver pagato delle spettanze.
Quanto all'investigatore privato Giovanni Vincenzino, il giudice ha ridimensionato le accuse - rispondeva di favoreggiamento aggravato da finalità mafiosa - e gli ha inflitto un anno e 4 mesi, così come a coloro che per il pm sono i 'luogotenenti' di Emanuele De Castro, primo pentito della ‘Ndrangheta a cavallo tra Varesotto e Milanese, ovvero Nino Cagliostro e Simone Lento condannati per spaccio a un anno. Assolti, oltre a Michele Pagliari, anche Cataldo Casoppero (già condannato in primo grado a 14 anni a Busto Arsizio per associazione a delinquere di stampo mafioso) e Riccardo Lazzari, il funzionario Anas che avrebbe corrotto. Infine Gianluca Crisafulli è stato mandato a giudizio,  per lui il dibattimento si aprirà il prossimo 24 ottobre davanti al Tribunale di Busto Arsizio. 

Foto © Imagoeconomica

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