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La procura di Genova (rappresentata dai pm Massimo Terrile e Walter Cotugno insieme all'aggiunto Paolo D'Ovidio) ha chiuso le indagini per il crollo del ponte Morandi, il viadotto autostradale della A10 collassato il 14 agosto 2018 causando la morte di 43 persone. In queste ore la guardia di finanza sta notificando gli avvisi agli indagati. L'inchiesta e' durata quasi tre anni nel corso dei quali sono stati fatti due incidenti probatori, uno sullo stato di salute del viadotto e un secondo sulle cause vere e proprie del crollo che si è chiuso a fine febbraio.
In tutto sono 69 le persone a rischio processo, secondo fonti della Procura, insieme a due società: Autostrade per l'Italia e Spea Engineering (68 sono i nomi noti più una posizione a quanto si apprende marginale). Fra questi vi sono Giovanni Castellucci, ex numero uno di Autostrade finito anche ai domiciliari poi tramutati in interdizione dai pubblici uffici per un anno, il suo braccio destro Paolo Berti, il numero tre Michele Donferri Mitelli, e poi a seguire la scala gerarchica della concessionaria e di Spea, la società che fino al dicembre 2019 aveva il compito del monitoraggio della rete autostradale italiana.
L’inchiesta è durata quasi tre anni nel corso dei quali sono stati fatti due incidenti probatori, uno sullo stato di salute del viadotto e un secondo sulle cause vere e proprie del crollo che si è chiuso a fine febbraio. Alla base delle accuse la perizia redatta dal professor Pier Giorgio Malerba, docente della Statale di Milano, e l’ingegnere Renato Buratti, scelti come consulenti dai pm. Una perizia in cui, come riportato da il Corriere della Sera, si parla di “incoscienza”, “immobilismo”, “negligenza” e comunicazioni “incomplete, equivoche, fuorvianti”. Oltre ovviamente alle “manutenzioni inadeguate”.

Foto © Imagoeconomica

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