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Il processo 'Aemilia', sulle infiltrazioni della 'Ndrangheta in Emilia-Romagna, arriva al vaglio della Corte dei conti dell'Emilia-Romagna, con richieste complessive di risarcimento per oltre 700mila euro. La Procura contabile ha infatti citato a giudizio i pubblici funzionari e gli appartenenti alle forze dell'ordine coinvolti nella vasta vicenda criminale che già, in parte, ha visto sentenze definitive. Tra le posizioni, anche quella di Giovanni Paolo Bernini, esponente di Forza Italia di Parma. Bernini, inizialmente accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e poi di voto di scambio, è stato prosciolto per la prescrizione del reato di corruzione elettorale. Ma la Procura della Corte dei Conti segnala, nella relazione per l'inaugurazione dell'anno giudiziario, che è stato acquisito "il versamento di 50mila euro al fine di ottenere l'interessamento dei partecipanti al sodalizio criminoso per il procacciamento di voti". Il danno contestato è di 100mila euro, pari al doppio dell'utilità patrimoniale di cui vi è riscontro nel processo penale. Ci sono poi due poliziotti, condannati in via definitiva per concorso esterno e altri reati: ora sono citati per danno al ministero dell'Interno, 200mila euro ciascuno. E un dipendente comunale, riconosciuto colpevole di abuso d'ufficio: a lui sono contestati 337.612 euro, pari al triplo del valore delle utilità illecite lucrate. "Posso solo confermare senza ombra di dubbio, che mai da nessuno è stato dimostrato, con nessuna prova, alcun versamento", dice Bernini, interpellato sulla vicenda. Al contrario, "durante il processo, il diretto interessato, tale Villirillo, in aula ha smentito categoricamente alcun versamento". E "tale dichiarazione è agli atti del processo Aemilia e riportata nel mio libro 'Storie di ordinaria ingiustizia'. Nessuna prova di alcun versamento, come nessuna prova di relazioni con la 'Ndrangheta", conclude.

Foto © Imagoeconomica

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