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Lotta alla mafia a Palermo, il punto della Procura della Repubblica

"La principale fonte di reddito di Cosa nostra continua ad essere il traffico di stupefacenti; acquistati, di norma, dalle o con le organizzazioni calabresi e campane e spacciati, di regola, mediante organizzazioni dedite a tali attività, non direttamente riconducibili a cosa nostra, la quale, però, ha solitamente un referente di fiducia nell'ambito di tali organizzazioni; frequentemente ciò viene gestito a livello mandamentale; proprio per questo, un significativo sforzo investigativo è stato ed è indirizzato verso il contrasto di tale attività criminale". A denunciarlo è il Procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, come si legge nella relazione del Presidente della Corte d'Appello di Palermo Matteo Frasca che verrà letta domani in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario che si terrà domani. "Occorre rilevare, però, che, al contrario di quanto avviene in relazione alle estorsioni, si tratta di attività molto lucrosa, il cui contrasto, per i motivi sopra esposti, porta all'applicazione di misura cautelare nei confronti di molti indagati, ma pochi o, addirittura pochissimi, uomini d'onore". "La seconda fonte di reddito è costituita dalle estorsioni - dice Lo Voi - Da alcuni anni si è ormai delineata l'attività che costituisce la terza fonte di reddito, peraltro in continua espansione. L'infiltrazione di Cosa nostra nel settore delle slot machines e delle scommesse on line, tenuto conto dell'entità del materiale probatorio raccolto in più procedimenti, deve essere ritenuta ormai accertata. Tale infiltrazione assume una duplice veste". In questo senso, osserva il procuratore, “l’efficacia del contrasto" a Cosa nostra "sarebbe notevolmente incrementata se i tempi di decisione del gip non fossero, per motivi eterogenei ma soprattutto per carenza di magistrati e di personale amministrativo che, peraltro, affligge anche questo Ufficio, eccessivamente dilatati".

Cosa-nostra-mafia nigeriana

Per quanto riguarda il fronte delle mafie straniere, e in particolare quella nigeriana sempre più in fase di ascesa nel contesto nazionale, il procuratore Lo Voi osserva che “non risultano espliciti accordi della mafia nigeriana con Cosa nostra”. “Ma - aggiunge - certo è che non si registra alcun episodio di violenza o di insofferenza ragionevolmente ascrivibile ad una situazione di conflittualità, anzi è emersa nel corso delle indagini una direttiva da parte di Cosa nostra di "trattare bene" nelle carceri i cittadini nigeriani; infatti, dalle dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia è emerso che i nigeriani detenuti nei reparti di alta sicurezza del carcere Pagliarelli, dopo una prima fase conflittuale, sono stati accolti con rispetto su indicazione dei mafiosi del mandamento Porta Nuova, i quali hanno comunicato che i nigeriani "erano stati in passato di ausilio per i mafiosi di Ballarò". "Per altro verso, è emerso che gli appartenenti alla mafia nigeriana hanno notevole timore di Cosa nostra e svolgono le loro attività delittuose, come già detto, solo in danno dei loro connazionali. Tuttavia, la situazione sembra in evoluzione", si legge nella relazione. "Le indagini hanno colpito tre dei quattro principali cult operanti in Nigeria, ossia la Black Axe, la Confraternita Eiye ed i Vikings", ricorda Lo Voi.

Foto © Imagoeconomica

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