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Il gup di Caltanissetta, Alessandra Maira, ha condannato 16 presunti esponenti della nuova Stidda - arrestati dalla Squadra mobile di Caltanissetta un anno e mezzo fa, dopo l'indagine coordinata dalla Dda nissena - perché ritenuti componenti di un gruppo specializzato in estorsioni, spaccio di sostanze stupefacenti e danneggiamenti. A guidare gli stiddari, secondo quanto stabilito con il dispositivo di sentenza - c'era Bruno Di Giacomo - al quale sono stati inflitti 22 anni - che una volta scarcerato, dopo avere scontato una condanna per omicidio, era riuscito a mettere in piedi un'organizzazione che aveva a disposizione "500 leoni", come li aveva definiti, "pronti a fare la guerra", a fare scoppiare una nuova sanguinosa faida a Gela. Il giudice ha disposto anche la revoca delle indennità di disoccupazione, dell'assegno sociale, della pensione sociale o della pensione per gli invalidi civile, nonché del reddito di cittadinanza.
Parte civile al processo il Comune di Gela, la Cgil, l'antiracket e diversi commercianti: per tutti il gup ha previsto il risarcimento dei danni da stabilire in sede civile. Il presunto capo della nuova Stidda di Gela, Bruno Di Giacomo, è stato condannato a 22 anni; 14 anni Alessandro Scilio; 13 anni e 8 mesi Gaetano Marino; 12 anni e 2 mesi Emanuele Lauretta, 5 anni, 11 mesi e 3 giorni per Giuseppe Antonuccio, 9 anni e 6 mesi Giuseppe Alessandro Antonuccio. Il collaboratore di giustizia Giovanni Canotto - che ha raccontato di alcuni danneggiamenti agli operatori commerciali - è stato condannato a 4 anni. Condanna a 2 anni, 4 mesi e 20 giorni per Luigi D'Antoni, 6 anni e 6 mesi per Giuseppe Giaquinta, 2 anni e 8 mesi per Calogero Daniele Infurna; 6 anni e 8 mesi per il ragioniere Rosario Marchese, 5 anni, 11 mesi e 3 giorni per Gaetano Simone. Una condanna a 9 anni, 2 mesi e 20 giorni è stata comminata a Gianluca Parisi, Andrea Romano e Filippo Scerra. Condannato a 4 anni, 5 mesi e 10 giorni anche Nicola Palena. Dodici imputati sono stati interdetti in perpetuo dai pubblici uffici e sospesi dalla potestà genitoriale. Altri due, Giovanni Canotto e Nicola Palena, interdetti dai pubblici uffici per cinque anni.

Fonte: AGI

Foto © Imagoeconomica

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