In aula la testimonianza di Nicola Lelario, agente capo della mobile che ha arrestato Allevato
Nei giorni scorsi davanti al collegio del Tribunale, presieduto da Massimo Forciniti, si è tenuta una nuova udienza del processo a carico di Massimiliano Allevato, ex sovrintendente della Polizia di Stato finito sotto accusa per rivelazione di segreto d’ufficio con aggravante per aver favoreggiato la cosca di Papanice e di concorso esterno in associazione mafiosa.
Come teste è stato Nicola Lelario (capo della squadra mobile che ha arrestato Allevato), rispondendo alle domande del pm della Dda di Catanzaro Paolo Sirleo ha anche letto alcuni messaggi tra il 53enne sovrintendente e il boss della cosca Megna di Papanice, Rocco Devona (condannato a 10 anni di carcere durante il processo “Tisifone”).
In una conversazione risalente al 6 Ottobre 2018 si scopre che Devona chiede informazioni sull’operazione “Tisifone” al sovrintendente Allevato (ora sospeso dal servizio). Secondo la procura distrettuale queste prove confermano l’accusa mossa ad Allevato per aver passato informazioni alla cosca dietro pagamento di somme di denaro.
I messaggi scambiati tra Allevato e Devona fanno riferimento all’operazione “Tisifone” che scatta il 20 Dicembre con l’esecuzione di 23 fermi a carico di soggetti appartenenti alle cosche di Isola Capo Rizzuto, Petilia Policastro e Papanice. Operazione che serve a fermare un eventuale conflitto imminente tra le cosche per il controllo degli affari illeciti sul territorio. In aula Nicola Lelario ripercorre davanti al Pm un passaggio investigativo che fa emergere “attriti” forti tra le famiglie Manfredi e Maesano.
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