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di AMDuemila
Sono stati concessi gli arresti domiciliari all’ex deputato regionale Giovanni Lo Sciuto, coinvolto nell'indagine Artemisia su su una loggia massonica coperta, che avrebbe orientato la vita politica a Castelvetrano, paese natale del latitante di mafia Matteo Messina Denaro. La misura è stata eseguito ieri sera dai carabinieri, in ragione della decisione del Tribunale del Riesame (presieduto dal giudice Mauro Terranova) che venerdì si è espresso in seguito all'annullamento con rinvio deciso dalla corte di Cassazione. Tra gli elementi decisivi ci sono le minacce rivolte all'allora assessore regionale Bruno Marziano, ostile ai centri di formazione sponsorizzati dall'ex politico, che è accusato di corruzione, concussione, traffico di influenze illecite, peculato, truffa aggravata.
Le manette per l’ex deputato erano scattate lo scorso 21 marzo e oltre a lui tra gli arrestati figurava anche l'ex sindaco di Castelvetrano, Felice Errante e Luciano Perricone, candidato alle elezioni cittadine, che si sarebbero svolte poche settimane dopo. In quei giorni però il Riesame palermitano annullò tutti gli arresti disposti dal gip di Trapani, sia per la mancanza delle esigenze cautelari, sia per una presunta incompetenza territoriale. L'indagine della Procura di Trapani riguardava un sistema che tra il 2015 e il 2019, attraverso l'ottenimento di false pensioni concesse dall'Inps, otteneva il supporto elettorale in occasione delle tornate elettorali. Tra gli indagati finì anche l'attuale assessore regionale Roberto Lagalla, ex rettore dell'Università di Palermo, e Giovannantonio Macchiarola, all'epoca braccio destro di Angelino Alfano. Tra gli arrestati c'era anche il medico Rosario Orlando, responsabile del centro medico legale dell'Inps, ma anche alcuni professionisti di Castelvetrano. "Quello là siccome noi ci volevamo bene capito, assai ci volevamo bene, perciò da me puoi stare tranquillo che né mi manderà nessuno, né viene nessuno", diceva intercettato Giovanni Lo Sciuto, riferendosi al latitante di Cosa Nostra. "E né mi mette in pericolo a me perché Lo sa che - continuava - Lo capisce che da me non deve venire nessuno perché consuma pure a me hai capito?". L'ex politico - nel 2012 tra i componenti della commissione regionale Antimafia - raccontava nei dettagli l'amicizia con Matteo Messina Denaro: “Quando eravamo ragazzini ci volevamo bene, poi lui ha fatto la sua strada minchia, come mi tratta. Però lui minchia quando ha preso quella strada mi ha detto 'Giova' io faccio una strada, tu fai una strada, statti lontano', minchia me Lo è venuto a dire mi ha detto 'Giova' statti lontano, non e' strada che spunta, io sono costretto". L'11 maggio, infine, la Procura di Trapani ha notificato l'avviso di conclusione indagini per altre ventotto persone, tra cui il presidente dell'ordine degli psicologi, accusati di aver contribuito al sistema delle pensioni facili.

Foto © Imagoeconomica

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