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Sottani: "Nessun radicamento ma riciclaggio e servizi illeciti"
di AMDuemila
Nelle Marche allo stato non vi sono "fenomeni di insediamento e radicamento criminale sul territorio, né da parte di filiali delle associazioni criminali tradizionali, né di forme autoctone, né di strutture etniche" ma bisogna fare attenzione alla cosiddetta "mafia di servizio". A lanciare l'allarme ad Ancona è il procuratore generale Sergio Sottani, durante l'apertura dell'Anno Giudiziario. La Regione per la sua immagine di "zona franca" secondo il Pg rappresenta "un terreno fertile per condurre operazioni di riciclaggio e reimpiego di proventi derivanti da attività delittuosa, svolgimento di prestazione di servizi illeciti da parte di professionisti comunque collegati ad associazioni mafiose, quali collocazione di manodopera in nero, evasione fiscale e falsi nella redazione di bilanci di società". Sottani ha ricordato l'omicidio del Natale 2018 a Pesaro quando venne ucciso il fratello di un pentito di 'Ndrangheta, per ribadire non solo la sua "eccezionalità" ma anche la "necessità di una maggiore conoscenza del territorio da parte della magistrature e delle forze dell'ordine". Tra gli indicatori di rischio, ha aggiunto, anche la presenza di un "numero rilevante" di collaboratori di giustizia dal cui contributo non si può prescindere nei procedimenti penali, ma "che inevitabilmente possono rappresentare un motivo d'interesse sul territorio per la criminalità organizzata". Altro elemento da considerare, in relazione alla ricostruzione post terremoto 2016, è la presenza di soggetti provenienti da "regioni ad alto rischio", che "rimangono legati direttamente o indirettamente agli ambienti malavitosi dei territori d'origine".
Il Procuratore generale si è poi concentrato sulle attività svolte dalla criminalità calabrese: "E' stato segnalato che spesso esponenti appartenenti alla 'ndrangheta avviano un intreccio affaristico con professionisti del luogo al fine di realizzare attività di riciclaggio e reinvestimento in attività commerciale". "Si può considerare un dato giudiziario acquisito che, - ha ammonito il procuratore generale - fuori dal territorio d'origine dove storicamente è nata l'associazione criminale, non è più una contrapposizione tra varie 'ndrine, che quindi agiscono in maniera unitaria". "Non vengono segnalate nelle Marche - ha proseguito Sottani - associazioni qualificabili come espressive di 'mafie etniche' ma si sono inseriti, in maniera progressivamente più penetrante, gruppi criminali di matrice etnica che, agevolati dall'assenza di un capillare controllo territoriale da parte di organizzazioni criminali mafiose autoctone, sono riusciti a ritagliarsi il proprio spazio nei settori del traffico di stupefacenti, di reati contro il patrimonio, dello sfruttamento della prostituzione, del traffico di esseri umani e dell'immigrazione clandestina".

Fonte: ANSA

Foto © Imagoeconomica

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