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messina denaro matteo 2faceL’accusa è rivelazione di segreto d'ufficio
di AMDuemila
Il procuratore generale di Firenze Marcello Viola e il giudice Maria Teresa Principato (ora applicata alla direzione nazionale antimafia) finiranno a processo a Caltanissetta con l'accusa di rivelazione di segreto d'ufficio. In passato entrambi si sono occupati delle indagini sulla latitanza del superlatitante Matteo Messina Denaro, Viola è stato a capo dell’ufficio inquirente trapanese fino al settembre 2016, mentre la Principato ha coordinato, come procuratore aggiunto alla Dda di Palermo, le indagini sulla cattura del boss di Castelvretano. I fatti, risalenti al 2015, sono succeduti da una prima inchiesta nata in seguito ad alcune perquisizioni nell’abitazione dell’appuntato della Guardia di Finanza Carlo Pulici, in servizio presso la segreteria della Principato. Nell’ottobre 2016 le fiamme gialle, indagando sul collega, rilevarono un sms in cui si faceva riferimento alla consegna di una pen drive al magistrato Viola contenente “copia informatica di atti coperti da segreto investigativo” riguardante la cattura del latitante di Castelvetrano Messina Denaro. Nonostante la pen drive non venne mai trovata, per questo episodio Viola e l'agente della Finanza sono a processo per rivelazione del segreto d’ufficio. La procura di Caltanissetta a maggio 2018 aveva chiesto l’archiviazione dei due per “insussistenza del reato” ma adesso il gip del Tribunale nisseno ha disposto l’imputazione coatta.
I pm Pasquale Pacifico e Claudia Pasciuti scrissero, nella richiesta di archiviazione, che è “processualmente accertato un continuo rapporto di collaborazione e di scambio di atti tra le Autorità Giudiziarie di Trapani e Palermo” aggiungendo che, nel caso dell’appuntato in servizio alla sezione di pg, “l’allontanamento era intervenuto contro la volontà della Principato e i rapporti tra i due erano rimasti sostanzialmente identici”. I pm - in seguito alla decisione del gip - entro i primi di febbraio dovranno riformulare i capi di imputazione e chiedere il rinvio a giudizio dei due imputati.

Secondo quanto riportato da Il Fatto Quotidiano "Il procedimento per cui Viola e l’appuntato della Guardia di Finanza sono sotto processo è uno stralcio del fascicolo originario in cui i due erano accusati del medesimo reato con “l’aggravante di aver favorito Cosa nostra” (aggravante poi decaduta, ndr).
Inoltre viene ricordato che la competenza delle indagini antimafia è riservata alle Procure distrettuali antimafia e nel distretto della Sicilia occidentale è la procura di Palermo a coordinare le inchieste sul territorio trapanese". E' questo il motivo per il quale la procura di Caltanissetta riteneva che “lo scambio illecito di atti coperti da segreto investigativo” potesse oltre che violare un protocollo di coordinamento anche danneggiare le indagini della Dda di Palermo per la cattura di Messina Denaro. All’epoca dei fatti però la procura di Trapani aveva aperto un fascicolo per il reato di “associazione segreta”, previsto dalla Legge Anselmi e alcuni verbali di stretta competenza della Dda comprendevano informazioni sulla massoneria trapanese. "Anche per questo la procura di Caltanissetta aveva chiesto l’archiviazione per Viola" si apprende da Il Fatto Quotidiano.

Infine, per quanto riguarda il giudice Maria Teresa Principato, le indagini a suo carico sono scattate a seguito di un interrogatorio da lei reso ai pm di Caltanissetta nell’ambito delle accuse a Viola e al finanziere. Il 9 ottobre 2017 la Principato venne ascoltata come persona informata sui fatti dal pm Pasquale Pacifico e al termine dell’interrogatorio telefonò all’appuntato della Finanza che per anni era stato applicato alla sua segreteria. “Indebitamente - hanno scritto i giudici nella richiesta di rinvio a giudizio - rivelava al finanziere indagato notizie coperte dal segreto. Segnatamente riferiva all’indagato l’oggetto del procedimento penale e in particolare che lo stesso era relativo al rinvenimento nei dispositivi informatici dell’ indagato di ‘dati sensibili’ concernenti l’attività lavorativa e la sfera privata della stessa”. Per questi fatti il pm Pacifico ha chiesto il rinvio a giudizio e il gup ha disposto il processo abbreviato condizionato all’interrogatorio di Maria Teresa Principato per la fine del mese corrente. Quest'ultima ha chiesto la fonoregistrazione del suo esame.

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