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Difesa chiede tempo. "Vogliono puntare sul gossip"
di Silvia Buffa
Salta per la seconda volta l’inizio del dibattimento, da quando a ottobre il giudice Giamo ha deciso di separare la posizione del giornalista di Telejato da quella degli altri dieci imputati accusati di associazione mafiosa. Difesa: «Sembra che si vogliano tirare in ballo fatti che non fanno parte della contestazione del reato»

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«È un processo tanto per ridere», taglia corto Pino Maniaci. Il giornalista, sotto processo con l’accusa di tentata estorsione e diffamazione, anche oggi ha visto sfumare la possibilità di accelerare i tempi e cominciare il dibattimento. Ammontano già a due, infatti, i rinvii a data nuova da quando a ottobre il giudice Benedetto Giamo aveva deciso di separare la posizione del cronista di Telejato da quella degli altri dieci imputati, accusati invece di fare parte delle famiglie mafiose di Partinico e Borgetto. Sfuma perché, alla richiesta da parte della pm Amelia Luise di perizia e di trascrizione di alcune intercettazioni, la difesa di Maniaci ha risposto chiedendo un termine a difesa.

«La richiesta di produzione documentale da un punto di vista tecnico è assolutamente legittima, ma bisogna vedere di cosa parla questa produzione, la difesa deve prendere atto per verificare che sia opportuna o meno - spiega l’avvocato del giornalista, Bartolomeo Parrino -. Pensavo bastassero dieci minuti per controllare tutto il materiale, ma sono rimasto spiazzato quando mi sono reso conto che la maggior parte delle telefonate per cui adesso si richiede la trascrizione riguarda in realtà la presunta amante di Maniaci». A prima vista, quindi, sembrerebbe che la richiesta avanzata dalla magistrata sia soprattutto incentrata su questa persona, rimasta fuori da ogni procedimento giudiziario, e sul famoso episodio dei due cani del giornalista ritrovati impiccati nel cortile della redazione di Partinico.

«Queste cose non fanno parte del processo», ribadisce anche Maniaci. «Sembra quasi - torna a dire anche l’avvocato Parrino - un tentativo di fare entrare nel processo atti e documenti che nemmeno fanno parte della contestazione del reato. Ci fosse stata una contestazione per procurato allarme o per calunnia o simulazione, insomma contestazioni inerenti alla storia dei cani, allora potrei capirlo». Per questo i dieci minuti inizialmente chiesti dal legale si sono trasformati nella richiesta di un termine a difesa, in modo da potersi pronunciare nel corso della prossima udienza di gennaio. «Semmai si dovrebbero sentire i testi a dibattimento in corso e fare le dovute domande, non si possono certo fare entrare nel processo le dichiarazioni dei carabinieri, ad esempio, senza sentirli oralmente». Ma il nodo della questione rimane sempre lo stesso, secondo la difesa: perché richiedere la trascrizione di telefonate inerenti a fatti ed episodi che non vengono nemmeno contestati a Maniaci?

«Non voglio fare considerazioni anzitempo e non voglio sottovalutare la mia controparte - aggiunge l’avvocato Parrino -. Però non vorrei che la carenza di elementi probatori seri portasse più alla ricerca del gossip e del pettegolezzo giuridico. Perché l’episodio dei cani, lo ribadisco, non è tema di prova. Qua stiamo parlando di estorsione ma si tira in ballo la vicenda dei cani impiccati e la supposizione che lui volesse spacciarla per una ritorsione dovuta al suo impegno antimafia anziché a uno sfregio per motivi di corna. Analizzeremo tutti i temi e i documenti, ma sembra quasi che si voglia trasformare il gossip comune in atti giudiziari».

palermo.meridionews.it

Foto © Silvia Buffa

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