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csm 2016Delibera passa a unanimità
ROMA. Il caso forse più clamoroso c'è stato quest'anno a Napoli con due mamme che avevano affidato ai loro figli di 9 e 13 anni la preparazione di dosi di stupefacenti per conto del loro clan. Un 'attività' che avveniva in presenza di altri 4 loro bambini, il piu' piccolo di appena tre anni. Di fronte al fenomeno dei "figli di mafia", il Csm sposa la linea adottata da alcuni tribunali per I minorenni del Sud, come Reggio Calabria, Napoli e Catania, di dichiarare la decadenza o di limitare comunque la potesta' genitoriale dei condannati per associazione mafiosa che coinvolgono I figli nelle attivita' dei clan. E in una delibera approvata all'unanimita' e indirizzata ai presidenti delle Camere e al ministro della Giustizia, chiede di dare un sostegno legislativo a queste decisioni e a potenziare gli strumenti a disposizione dei giudici minorili. "La famiglia mafiosa, agendo in spregio ai propri doveri di educazione e salvaguarda del minore, finisce per essere una famiglia maltrattante, nei cui confronti deve essere operata una vera e propria cesura, nello stesso modo in cui si interviene nei confronti dei genitori alcolisti o tossicodipendenti", è scritto nella delibera che ha come relatori I togati Ercole Aprile e Antonello Ardituro. I provvedimenti di decadenza genitoriale sono un'"extrema ratio", riconoscono i consiglieri, ma possono diventare indispensabili per "proteggere il minore dal pregiudizio che gli deriva dalla violazione del suo diritto essere educato nel rispetto dei principi costituzionali e dei valori della civile convivenza". "Convinto" anche il sì alla delibera del vice presidente del Csm Giovanni Legnini: "il Csm si mostra capace di intervenire su temi sensibili e controversi con proposte destinate a valorizzare le migliori prassi giudiziarie e sottoponendo al legislatore interventi e proposte perché la soluzione di questi temi non sia fatta gravare sulle spalle della giurisdizione"

ANSA

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