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marchetta maurizioE' accusato di concorso esterno in associazione mafiosa
di Enrico Di Giacomo e Antonio Mazzeo
Concorso esterno in associazione mafiosa. I Pubblici ministeri della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Messina, Angelo Cavallo, Vito Di Giorgio e Francesco Massara, hanno chiesto l’emissione del decreto che dispone il rinvio a giudizio nei confronti dell’architetto e imprenditore barcellonese Maurizio Sebastiano Marchetta. Specificatamente, i magistrati contestano a Marchetta di aver “concorso nell’associazione denominata “famiglia barcellonese”, operante sul versante tirrenico della provincia di Messina, cui aderivano, tra gli altri, Giuseppe Gullotti, Giovanni Rao, Salvatore Di Salvo, Salvatore Ofria, Carmelo D’Amico, Carmelo Bisognano ed altri ancora, per i quali si è proceduto separatamente”. Sempre secondo i Pm, “l’organizzazione mafiosa, avvalendosi della forza d’intimidazione permanente dal vincolo associativo e dalla condizione assoluta di assoggettamento e di omertà che ne derivava sul territorio, programmava e commetteva delitti della più diversa matura contro la persona, il patrimonio, la pubblica amministrazione, l’amministrazione della giustizia, l’ordine pubblico e la fede pubblica, con l’obiettivo precipuo di acquisire in forma diretta ed indiretta la gestione e comunque il controllo di attività economiche, di appalti pubblici, di profitti e vantaggi ingiusti per sé e per altri”.

In particolare, Maurizio Sebastiano Marchetta, nella sua qualità di socio delle imprese “Cogemar” ed “Archimpresa”, avrebbe svolto attività economiche in “società di fatto e comunque per conto e nell’interesse di Salvatore Di Salvo  e di Carmelo Mastroeni”; Marchetta, inoltre avrebbe partecipato “ad una serie di turbative di aste ed appalti truccati anche per conto e nell’interesse” degli stessi Salvatore Di Salvo e Carmelo Mastroeni e di altri imprenditori ad essi vicini, tra i quali – citano i magistrati – il costruttore Mario Aquilia, condannato in appello a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa nell’ambito dell’inchiesta Gotha 1, scattata il 24 giugno 2011.

“In tal modo – scrivono i magistrati – ricavando vantaggi costituiti, per quanto riguarda Maurizio Marchetta, dallo svolgimento della propria attività imprenditoriale sotto la “protezione” e con l’“ausilio” dell’organizzazione mafiosa di riferimento, nonché potendo partecipare agli appalti pubblici truccati di cui sopra; per quanto riguarda l’associazione mafiosa barcellonese, in particolare Salvatore Di Salvo e Carmelo Mastroeni, ricavando il vantaggio di partecipare agli appalti pubblici truccati di cui sopra e di svolgere attività imprenditoriale “pulita” al riparo dai più penetranti controllo delle forze dell’ordine”. I reati contestati, secondo la Procura, sarebbero stati commessi in un periodo compreso tra il 1993 e il febbraio 2011. L’udienza davanti al Gup Monica Marino è stata fissata per il prossimo 12 ottobre. Maurizio Sebastiano Marchetta è difeso dall’avvocato Ugo Colonna del foro di Torino.

Enfant prodige della politica e dell’imprenditoria nel Longano a fin anni ‘90, nel 2001 Marchetta ascese alla vicepresidenza del Consiglio comunale di Barcellona Pozzo di Gotto, in rappresentanza di Alleanza Nazionale, il partito guidato al tempo dal senatore ed ex sottosegretario alle Infrastrutture,Domenico Nania. Nel luglio 2003, con la deflagrazione dell’inchiesta denominata “Omega”, relativa all’infiltrazione della criminalità organizzata nella realizzazione di buona parte delle opere pubbliche della provincia di Messina, i magistrati contestarono all’imprenditore-consigliere di “aver fatto parte di un’associazione a delinquere finalizzata alle turbative d’asta”. Tre anni più tardi, furono i componenti della Commissione incaricata dalla Prefettura di Messina di verificare eventuali infiltrazioni mafiose nella gestione del Comune di Barcellona a tracciare un profilo tutt’altro che lusinghiero su Maurizio Sebastiano Marchetta. I commissari, in particolare, si soffermarono sugli “stretti rapporti di cointeressenza esistenti” con Salvatore “Sem” Di Salvo, pluripregiudicato ai vertici dell’organizzazione mafiosa del Longano, e le “documentate condotte agevolatrici volte ad introdurlo nella casa comunale per permettergli di sbrigare con facilità e speditezza qualunque tipo di pratica amministrativa”. Del politico-imprenditore furono inoltre evidenziate le frequentazioni con il noto avvocato Rosario Pio Cattafi, nel novembre 2015 condannato in secondo grado a 7 anni di reclusione nell’ambito del procedimento Gotha 3, sentenza tuttavia annullata dalla Cassazione lo scorso 2 marzo 2017, con conseguente rinvio del procedimento dinanzi la Corte d’Appello di Reggio Calabria.

stampalibera.it

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