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schirripa rocco c ansadi Giuseppe Legato e Massimo Numa
«Stupito? No. Me l’aspettavo. Il Tribunale di Milano non poteva, di fatto, ricusare il suo gip. È comunque una motivazione articolata dal contenuto tutt’altro che tranchant. Molto attenta anche alle nostre osservazioni. È come se sia noi che loro, gli inquirenti, siano in attesa del pronunciamento della Suprema Corte. La prossima settimana sapremo quando, ma la data dell’udienza si avvicina».
L’avvocato Mauro Anetrini, avvocato di fiducia assieme al collega Basilio Foti di Rocco Schirripa, presunto killer del procuratore Bruno Caccia, non si dispera per la mancata ricusazione del gip Stefania Pepe decisa ieri dalla Quinta Sezione della Corte d’Appello di Milano. I giudici hanno dichiarato inammissibile l’istanza nei confronti del giudice delle indagini preliminari che ha firmato entrambi i decreti di giudizio immediato a carico di Schirripa. Sia il primo, cancellato dal vizio procedurale che ha affossato il primo processo, sia il secondo che ha stabilito che il nuovo processo a carico del panettiere di Torrazza Piemonte (già coinvolto nell’operazione Minotauro; ha patteggiato), inizierà il prossimo 10 febbraio in Corte d’Assise a Milano. «La lettura corretta di ciò che stiamo facendo è questa: noi non rinunciamo a nessun atto difensivo» dice il legale Foti. Anche perché la partita vera, quella sulla quale gli avvocati di Schirripa confidano di più è la prossima pronuncia della Cassazione. Anetrini rilancia: «Credo che queste carte siano in qualche modo collegate all’azione che abbiamo promosso. Il processo bis non può essere celebrato per una lunga serie di questioni tecniche, già oggetto di pronunciamenti, in casi analoghi, della Suprema Corte». Il concetto che nessuno può essere processato per lo stesso reato una seconda volta è alla base del ricorso sul quale si attende pronuncia. Che ha uno solo scopo: spazzare via le indagini del pm Marcello Tatangelo e della squadra mobile di Torino, poiché Schirripa, indagato alla fine degli Anni ’90 per il delitto Caccia, con altri due pregiudicati, era stato prosciolto da ogni accusa, nel 2001, proprio dalla stessa procura di Milano. L’accusa, chiaramente, ha pesato bene, i passi. Uno per uno. Ed è convinta della bontà delle scelte fatte per «salvare» un’indagine (e le sue prove) comunque storica. Per i tempi in cui è maturata e per le tecniche investigative adottate.

La Stampa

Foto © Ansa

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