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ardita sebastiano c giorgio barbagalloMESSINA
Al processo “Corsi d’oro 2” sulla formazione s’è aperta la requisitoria del procuratore aggiunto Ardita. «Per anni alcuni enti hanno gestito denaro pubblico violando le più elementari regole»
di Nuccio Anselmo
«I reati di questo processo nascono dal mondo della formazione». Oppure: «Soggetti che gestiscono enti di formazione, che drenano fondi pubblici appartengono al novero della famiglia Genovese». Ancora: «C’è una confusione di ruoli, soggetti che gestiscono la formazione sono gli stessi che gestiscono società che poi vengono finanziate dalla formazione. Sono i soggetti che oggi sono imputati».

Erano ormai le cinque del pomeriggio, ieri, al Palazzo di giustizia, quando il procuratore aggiunto Sebastiano Ardita ha formalmente aperto la requisitoria dell’accusa al processo “Corsi d’oro 2” sulla formazione professionale a Messina e in Sicilia. Processo che è alle battute finali davanti ai giudici della prima sezione penale, e che trai tanti imputati eccellenti vede coinvolto il parlamentare Francantonio Genovese.

Dopo una introduzione sul quadro generale della vicenda (il magistrato ha ribadito più volte, anche dopo, il concetto di “contratto con se stesso”) l’aggiunto Ardita, che rappresenta l’accusa insieme a Fabrizio Monaco, ha iniziato la sua discussione partendo dalle dichiarazioni di Ludovico Albert, l’ex direttore generale della Formazione “silurato” dal governatore Crocetta.

Ardita lo ha definito «un testimone d’eccezione». «Albert - ha detto il magistrato - ci fa una fotografia di quella che è la formazione in Sicilia e ci dice che questa formazione è gestita in modo precario riguardo il controllo della spesa pubblica», «è un testimone importante che spiega come la famiglia Genovese gestiva la formazione». Ancora: «Albert ci racconta che ci sono delle stranissime anomalie in questa formazione siciliana perché c’è un’attitudine a chiedere le integrazioni», «ci dice che gli enti sono abituati a chiedere come se i soldi non bastassero, con le spiegazioni più svariate, una cosa che non accadeva in nessuna altra parte, e che solo in Sicilia si verificava».

«Per anni - ha detto ancora il magistrato dell’accusa - questi enti hanno gestito denaro pubblico violando le più elementari regole». Ha poi evidenziato come l’associazione a delinquere contestata al capo 1 era «coperta a tutti i livelli della pubblica amministrazione».
E ha più volte sottolineato un concetto: «I rapporti economici sono sostanzialmente “contratti con se stesso”, chi sottoscrive un contratto lo fa con un prossimo congiunto».
Sulla Centro Servizi ha affermato per esempio: «N on e una società che preesisteva alla formazione ma nasce per fare affari con la formazione, in un rapporto di esclusività con gli enti della galassia».

Il magistrato ha poi definito «importanti» le intercettazioni del filone d’indagine condotto a Patti, «che ben delineano la personalità di La Macchia».

Un passaggio emblematico: «Questo processo fin dall’inizio, fin dalla fase delle indagini, si caratterizza per una assenza di controlli oppure, come vedremo meglio, per una capacità di gestire la macchina che porta al compimento dei reati», una serie di «reati che nascono nel mondo della formazione, ma che non vengono mai alla luce per anni, per anni questi enti hanno gestito denaro pubblico violando le più elementari regole».

E in definitiva, sempre per restare in un inquadramento generale, l’aggiunto Ardita ha affermato che in tutta questa vicenda «ci sono molti autori di reato, ci sono persone che sono state usate. Alcune sono carnefici, altre vittime e carnefici, altri solo vittime».

Il magistrato dell’accusa ha cominciato a parlare solo nel pomeriggio dopo un lungo “braccio di ferro” in mattinata con le difese sull’acquisizione di parte del contenuto dei faldoni presentati ieri mattina dall’accusa, e anche su alcune istanze di rinvio del processo, presentate dai difensori. Questioni che il tribunale ha superato con alcune camere di consiglio, l’ultima delle quali è durata oltre un’ora, quindi i tempi si sono inevitabilmente dilatati i tempi. Si prosegue oggi.

gazzettadelsud.it

Foto © Giorgio Barbagallo

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