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Per le accuse a loro carico, concorso nella diffusione di documenti riservati, i giornalisti rischiano da quattro a otto anni di reclusione. Per monsignor Vallejo, Chaouqui e Maio, che rispondono anche di associazione a delinquere, il codice vaticano prevede un’ulteriore aggiunta oscillante fra i tre e i sei anni di carcere

Un anno di carcere per concorso morale per Gianluigi Nuzzi e assoluzione per Emiliano Fittipaldi. È la richiesta del pubblico ministero vaticano per i due giornalisti italiani, autori dei libri Via Crucis e Avarizia, imputati nel processo Vatileaks. È lo stesso Nuzzi ad annunciare su Twitter la richiesta di pena da parte dell’accusa. I promotori di giustizia della Santa Sede hanno chiesto la condanna anche di monsignor Lucio Angel Vallejo Balda, di Francesco Immacolata Chaouqui, ex componenti della Commissione Cosea sulle finanze vaticane, del loro ex collaboratore Nicola Maio. Per la Chaouqui sono stati chiesti 3 anni e 9 mesi: “È surreale. Che altro posso dire? Domani ci sarà la nostra arringa e vedremo”.

È iniziata quindi oggi con una nuova udienza nell’aula del Tribunale vaticano, la fase finale del processo sulla presunta divulgazione dei documenti riservati della Santa Sede. Sono passati otto mesi dall’apertura in aula, il 24 novembre scorso, del giudizio. Altre due udienze sono state fissate per le 9.30 di domani e di mercoledì, giorno in cui, salvo imprevisti o rinvii dell’ultima ora, dovrebbe essere pronunciata la sentenza.

Tutti e cinque gli imputati devono rispondere di concorso nell’essersi procurati e aver divulgato notizie e documenti top secret riguardanti gli “interessi fondamentali” dello Stato vaticano (art. 116 bis del Codice penale, introdotto da papa Francesco con la legge IX del luglio 2013). Vallejo Balda, Chaouqui e Maio sono accusati anche di associazione a delinquere, per aver formato un “sodalizio criminale organizzato”, diretto proprio alla diffusione di carte e documenti vietati (art. 248). Per il primo reato gli imputati rischiano da quattro a otto anni di reclusione. I tre col reato associativo ne rischiano in aggiunta da tre a sei.

Gli inquirenti vaticani, al termine di indagini durate sei mesi e che hanno visto l’arresto di Vallejo e di Chaouqui (subito rilasciata per la sua collaborazione), ritenevano di avere prove  a carico in particolare dei principali imputati, con il prelato spagnolo e l’ex consulente vaticana nel ruolo di menti dell'”organizzazione” diretta – per ammissione della stessa Chaouqui in una delle deposizioni – a raccogliere il più possibile di notizie e documenti segreti e di divulgarli all’esterno. In questo, Maio – vicino agli ambienti Opus Dei come Vallejo e
Chaouqui – avrebbe fatto da esecutore.

ilfattoquotidiano.it

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