Palermo. Anche in appello non ha retto l'accusa di mafia, già caduta in primo grado, per gli arrestati in un blitz allo Zen 2 di Palermo del 2013. I collaboratori avevano parlato di una fitta rete di persone collegate a Cosa nostra per la gestione dei padiglioni allo Zen. La corte d'appello ha condannato per violenza privata, violazione di domicilio e occupazione abusiva di alcuni immobili dello Zen, a vario titolo, sono stati condannati Letterio Maranzano (7 anni e 4 mesi, in continuazione con una precedente pena), Salvatore Vitale (8 anni, anche questa in continuazione), Angela Spina (3 anni e 4 mesi), Antonino Spina (3 anni e 4 mesi), Francesco Firenze (2 anni e 8 mesi), Francesco Nappa (2 anni), Giuseppe Nappa (2 anni). Confermata l'assoluzione di Antonino Pirrotta, Giuseppe Covello, Giovanni Di Girolamo, Michele Moceo, Rosario Sgarlata, Giovanni Ferrara, Franco e Domenico Mazzè difesi dagli avvocati Claudio Gallina Montana, Angelo Formuso, Tommaso De Lisi, Antonio Turrisi, Stefano Cultrera, Marco Clementi, Raffaele Bonsignore e Maurilio Panci.
ANSA
Gestivano case popolari Zen Palermo, 7 condanne in appello
- Dettagli
- AMDuemila-1