E intanto è polemica tra parti civili e difesa per le parole usate in arringa
di AMDuemila
Non ci sarà una nuova riapertura del dibattimento per il processo nei confronti del boss Francesco Tagliavia per per la strage di mafia di via dei Georgofili, avvenuta a Firenze il 27 maggio 1993. Lo ha deciso oggi la seconda sezione penale della Corte d'Appello di Firenze che ha rigettato le richieste di risentire i pentito Fabio Tranchina e Cosimo D'Amato. Ammesse, invece, le acquisizioni di alcuni verbali ed alcune sentenze, come ad esempio quella di assoluzione per Vittorio Tutino a Milano per la strage di via Palestro. L'udienza di oggi è stata anche teatro di una polemica tra la parte civile e la difesa di Tagliavia, per alcune parole dette dal legale di quest'ultimo, Luca Cianferoni, durante l'arringa. “La difesa Tagliavia usa l'espressione 'accattoni' riferendosi alla parte civile. Rispediamo l'espressione al mittente, la mafia si vergogni di esistere - dice la presidente dell'associazione fra i familiari delle vittime della strage dei Georgofili, Giovanna Maggiani Chelli – Per noi l'utilizzo di quella parola è un chiaro messaggio che il boss ha voluto mandare. Evidentemente diamo fastidio. Durante il processo abbiamo messo in evidenza le dichiarazioni di Carra sulla presenza di Lo Nigro e Barranca quando viene caricato l'esplosivo, un fatto che dice già nel 1997”. Da parte sua l'avvocato Cianferoni, raggiunto dall'Ansa, replica: “Quando ho parlato di accattonaggio non mi riferivo assolutamente alle persone, ma a uno specifico argomento citato dall'avvocato di parte civile nel corso del suo intervento e legato al luogo in cui sarebbe stato macinato l'esplosivo usato per le stragi”. Ma la Maggiani Chelli ribadisce: “Balle. Attraverso il suo avvocato, Tagliavia ci ha dato degli accattoni che vogliono i suoi soldi”. Tagliavia è accusato dalla procura di Firenze di aver messo a disposizione il gruppo di fuoco per le stragi mafiose del 1993-1994. Ora il processo riprenderà il prossimo 24 febbraio quandi ci sarà l'ultima conclusione per la difesa, dopodiché la corte entrerà in Camera di consiglio.
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