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"Diverso se con formula perché fatto non sussiste"
Nessuno voleva questo processo, pesavano i conflitti con il Colle: così l'ex magistrato Antonio Ingroia commenta l'assoluzione dell'ex ministro Calogero Mannino al processo sulla trattativa Stato-mafia.
Calogero Mannino (Foto ansa) Mafia capitale, maxiprocesso al via. Ecco le posizioni Processo Stato-mafia: il gup assolve Calogero Mannino Mafia Capitale, arrivano le prime 4 condanne con il rito abbreviato 05 novembre 2015 "E' una sentenza annunciata". Intervistato da la Repubblica, l'ex magistrato Antonio Ingroia commenta così l'assoluzione dell'ex ministro Calogero Mannino al processo sulla trattativa Stato-mafia. "Nessuno, in Italia e soprattutto dentro le Istituzioni politiche e giudiziarie, voleva questo processo che ha creato grattacapi e persino conflitti con il Quirinale. Ma quello che in tanti volevano era che si cancellasse la trattativa dal vocabolario e dal pubblico dibattito del Paese. Invece, paradossalmente è avvenuto esattamente il contrario". "Questa sentenza - dice l'ex pm - ha assolto Mannino però ha riconosciuto la sussistenza della trattativa come fatto di reato, poi bisogna individuare i responsabili, se ci sono". L'assoluzione, aggiunge, "forse è una mezza sconfitta della Procura ma è anche una mezza vittoria perché il reato sussiste. Diverso sarebbe se l'assoluzione fosse stata con la formula perché il fatto non sussiste". Ingroia respinge le accuse di essere 'scappato' dopo l'avvio del processo lasciando il 'cerino' in mano a Di Matteo: "Io non sono scappato per niente, sarei scappato se avessi lasciato l'indagine a metà e non è stato così. E' stata una inchiesta lunghissima e l' ho portata avanti fino alla fine, ho firmato la richiesta di rinvio a giudizio assieme agli altri colleghi e poi è iniziato un dibattimento che è stato ed è ancora lunghissimo. Io ho fatto il processo all'ex numero 2 del Sisde Bruno Contrada e quello a Marcello Dell'Utri portando a casa la condanna in tutti e due i casi. Non mi si poteva chiedere di rimanere per tutta la vita alla Procura di Palermo". Se rifarei un altro processo del genere? "Non solo lo rifarei, ma era mio dovere farlo, avrei commesso un abuso se non lo avessi fatto". 

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