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de luca c fotogrammadi Ottavia Giustetti e Paolo Griseri
Assolto perché il fatto non sussiste: finisce così il processo allo scrittore napoletano Erri De Luca accusato di istigazione a delinquere per le sue dichiarazioni pubbliche a sostegno del sabotaggio della Tav. Un processo che ha fatto molto discutere perché presentato come una volontà da parte della magistratura di censurare la libertà di espressione. E che ha mobilitato intellettuali e politici soprattutto francesi che in diversi momenti del procedimento penale si sono esposti per chiedere che il processo non venisse celebrato.
"E' stata impedita una ingiustizia, quest'aula è un avamposto sul presente prossimo", sono state le prime parole pronunciate da Erri De Luca dopo la sentenza. "Adesso - ha aggiunto - andrò a Bussoleno in vla Susa a un appuntamento che avevo già preso tempo fa con gli amici che attendevano la decisione del giudice".

 "Ora mi sento tornato un cittadino qualunque - ha continuato -  Ma La Valle di Susa resta una questione che mi riguarda".
"Di questo processo mi rimane la grande solidarietà delle persone che mi hanno sostenuto, in Italia e in Francia. La sentenza ribadisce il valore dell'articolo 21 della Costituzione. Ho letto sui giornali della telefonata di Hollande a Renzi, ma non credo che abbia influito sulla decisione del giudice"

In mattinata, prima della sentenza lo scrittore aveva letto delle dichiarazioni spontanee in cui non arrestrava di un passo sulle sue convinzioni: "Sarei presente in quest'aula anche se non fossi io lo scrittore incriminato per istigazione. Aldilà del mio trascurabile caso personale, considero l'imputazione contestata un esperimento, il tentativo di mettere a tacere le parole contrarie. Confermo la mia convinzione che la linea sedicente ad Alta Velocità va intralciata, impedita e sabotata per legittima difesa del suolo, dell'aria e dell'acqua". E ancora: "Sabotare, verbo nobile e democratico pronunciato e praticato da Gandhi e Mandela con enormi risultati politici".

"Rispettiamo la decisione del giudice, non ne faremo una battaglia campale, ma nei momenti di tensione sociale ci sono dei limiti che soprattutto gli intellettuali dovrebbero rispettare". Lo afferma l'avvocato Alberto Mittone, legale di Ltf, la società italo-francese che si è occupata del progetto e delle opere preparatorie della Torino-Lione che nel settembre 2013 aveva denunciato Erri De Luca per le interviste in cui sosteneva che la Tav Torino-Lione "va sabotata".

Si era aperta con un breve discorso letto in Aula da Erri De Luca l'ultima udienza del processo allo scrittore napoletano accusato di istigazione a delinquere per le sue dichiarazioni pubbliche a sostegno del sabotaggio della Tav. Che rischiava una condanna di otto mesi.




Il giudice, Immacolata Iadeluca, si è ritirata in camera di consiglio per decidere la sentenza, dalle 10 alle 13. De Luca intervenendo prima della lettura della sentenza ha parlato dell'aula come di un "avamposto affacciato sul presente immediato del nostro Paese". Ha dichiarato di aver rinunciato a sollevare una eccezione di costituzionalità della legge per la quale è sotto processo per non trasferire nelle stanze "di una Corte sovraccarica di lavoro" la risposta alle accuse. "Ciò che è costituzionale si misura al pianoterra della società" ha detto. E ha concluso con: "La mia parola contraria sussiste e aspetto di sapere se costituisce reato". E la risposta a questo interrogativo che anima il processo contro Erri De Luca fin dai suoi esordi è arrivato qualche ora dopo in aula. Presenti lo scrittore con i suoi due avvocati, Gianluca Vitale e Alessandra Ballerini; i pubblici ministeri, Andrea Padalino e Antonio Rinaudo che nella precedente udienza avevano chiesto una condanna a otto mesi; la parte civile Ltf (la società italo-francese che all'epoca delle dichiarazioni di De Luca aveva in gestione in cantiere della tav) rappresentata dall'avvocato, Alberto Mittone. E un pubblico di una cinquantina di militanti No Tav tra cui uno dei leader, Alberto Perino, e i fan dello scrittore.

de luca discorso


FOTOGALLERY © ALESSANDRO CONTALDO


De Luca ha anche attaccato  scrittori e intellettuali che non gli hanno espresso il loro sostegno: "Ci sono degli assenti e si notano. Si sono presi la responsabilità della loro assenza".  "La società civile, a cominciare dai miei lettori - ha aggiunto - mi ha invece sostenuto fin dall'inizio con centinaia di letture pubbliche che ho archiviato. Loro non mi hanno mai abbandonato" ha concluso. Subito dopo la richiesta di condanna a otto mesi, solidarietà a De Luca era stata espressa da Roberto Saviano, che aveva però registrato "l'assordante silenzio degli altri scrittori". A seguire, è di pochi giorni fa un appello a favore dell'intellettuale napoletano firmato da 65 artisti e uomini di cultura.

torino.repubblica.it

Foto in apertura © Fotogramma

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